“Per quanto potente sia l’intelligenza artificiale non si applicherà mai da sola”. Lo ha detto Paolo Benanti, professore straordinario alla Pontificia Università Gregoriana e presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché consigliere di Papa Francesco per l’intelligenza artificiale, intervenendo alla seconda giornata del Convegno degli ambasciatori dell’Ordine di Malta, in corso a Roma presso la Villa Magistrale all’Aventino. “Nella relazione tra l’uomo e la macchina la risorsa, ma anche il problema, è sempre la parte umana”, la tesi dell’esperto, che si è soffermato sulla necessità di “conoscere bene lo strumento: il processo di automazione è iniziato duecento anni fa ed oggi conosce nuovi utensili, ma con caratteristiche nuove. Da quando abbiamo cominciato ad usare l’informazione per usare le macchine, ci siamo accorti che potevano acquisire un fine e scegliere i mezzi per realizzarlo. Il fine non giustifica i mezzi: bisogna pensare a come garantire che i mezzi usati siano sempre eticamente appropriati”. Tra le derive da evitare, secondo Benanti, c’è quella di “un nuovo colonialismo digitale”.