Maria Isabel Salvador, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite ad Haiti ha dichiarato ieri al Consiglio di sicurezza che il Paese continua ad essere afflitto da una crescente escalation di violenza da parte di bande armate, sottolineando che l’aumento senza precedenti di rapimenti, stupri e altri crimini sta colpendo sempre più i mezzi di sussistenza della popolazione e compromettendo le attività umanitarie. L’Ufficio delle Nazioni Unite ad Haiti ha documentato nel 2023 più di 8.400 vittime dirette della violenza delle bande, tra persone uccise, ferite e rapite, con un aumento del 122% rispetto al 2022. La capitale, Port-au-Prince, è stata teatro dell’83% delle uccisioni e dei ferimenti. Nel sud della città, le bande hanno condotto attacchi su larga scala per il controllo di aree chiave e hanno continuato a ricorrere sistematicamente alla violenza sessuale nelle zone che già controllavano. Inoltre, “la violenza, lo sfollamento e la perdita dei mezzi di sussistenza hanno reso migliaia di bambini vulnerabili al reclutamento da parte delle bande”. Salvador ha sottolineato che continuerà a incoraggiare tutte le parti del Paese a prepararsi efficacemente per il dispiegamento della missione multinazionale di sostegno alla sicurezza, autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso ottobre. Tuttavia, ha sottolineato che, sebbene il miglioramento della situazione della sicurezza sia essenziale per spezzare il ciclo di crisi nel Paese, la stabilità a lungo termine “può essere raggiunta solo attraverso un processo politico nazionale e inclusivo”. A questo proposito, ha fatto eco alle parole del segretario generale António Guterres, pronunciate lo scorso dicembre, quando aveva esortato tutti gli attori politici a mettere al primo posto gli interessi del popolo haitiano. “Invito le parti interessate a impegnarsi in modo pacifico e costruttivo nel processo politico”, ha aggiunto Salvador. Nel corso della stessa seduta, ha preso la parola la direttrice esecutiva dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) Ghada Waly, che in un rapporto presentato nell’ottobre dello scorso anno, ha identificato quattro principali rotte marittime e terrestri provenienti principalmente dagli Stati Uniti. Il documento descriveva nel dettaglio come le armi raggiungessero alcuni porti marittimi della Repubblica Dominicana e da lì arrivassero ad Haiti attraverso i valichi di frontiera terrestri. In un secondo rapporto pubblicato mercoledì, l’Ufficio ha riferito che ad Haiti sono state registrate 11 piste di atterraggio informali o clandestine, sparse in tutto il Paese. “Rappresentano un punto cieco che potrebbe essere utilizzato da trafficanti e contrabbandieri, considerando che gli aerei più piccoli che volano direttamente tra gli Stati Uniti e Haiti sono difficili da monitorare”, ha dichiarato Waly.