Anziani: Russo (Acli), “per la riforma sulla non autosufficienza non c’è un solo euro”

“Non c’è un solo euro su questa riforma”. Lo afferma Antonio Russo, vicepresidente nazionale delle Acli con delega al Welfare e alla Coesione territoriale, in un’intervista al Sir nel quale commenta il decreto legislativo attuativo della legge 33/2023 recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” approvato ieri in Consiglio dei ministri.
Per Russo, “di tutto abbiamo bisogno salvo che sulla non autosufficienza si proceda ad una semplice manutenzione dell’attuale situazione con una revisione minima degli aspetti in questione”. “La legge 33/2023 individua la necessità di una riforma articolata”, per questo ammonisce: “Ogni volta che in Italia ci troviamo di fronte a riforme che riguardano il benessere dei cittadini corriamo il rischio di avere a che fare con un Governo che si chiude a riccio piuttosto che aprire tavoli di confronto. Sulla non autosufficienza si poteva davvero cambiare il passo, considerato che la riforma è attesa da decenni e che come Paese siamo in ritardo rispetto, per esempio, a Francia, Spagna e Germania. Se ci fosse una maggiore disponibilità al dialogo, probabilmente, insieme potremmo costruire un quadro, un’idea di riforma che serve davvero all’Italia”. “Nella Legge di bilancio – rileva il vicepresidente delle Acli – non è stato individuato nulla affinché questa riforma possa avere quelle gambe necessarie perché si metta in moto. Non l’abbiamo scoperto l’altro giorno che l’Italia è il Paese più vecchio in Europa, con 8 milioni di anziani di cui l’11,7% è già oggi over 75 e tra i quali quelli non autosufficienti sono 3,8 milioni. Nel 2030 vivremo in un Paese nel quale un anziano su 12 sarà non autosufficiente. E già oggi, tra anziani, familiari, caregiver ed operatori del settore sono 10 milioni le persone interessate dalla riforma, attesa da oltre un trentennio”. Tra gli aspetti critici, Russo sottolinea come “nel decreto non c’è l’introduzione di un modello di assistenza domiciliare specifico per la condizione di non autosufficienza dell’anziano, che per noi è il cuore della riforma. C’è solo un approccio sociale e non sociosanitario”. E, poi, “non si chiarisce chi farà l’assistenza agli anziani non autosufficienti presso il proprio domicilio perché, è bene ricordarlo, quello della domiciliarietà è l’aspetto centrale di tutta la riforma”. Sulla “prestazione universale” in favore di chi ha più di 80 anni e versa in condizioni di non autosufficienza indigente e gravissima, il vicepresidente delle Acli rileva come “la cosa che più preoccupa è che viene introdotta in via sperimentale dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026. Per esperienza vissuta in questi anni, con Governi di diversi colori, sappiamo che le sperimentazioni non funzionano. A maggior ragione rispetto a problemi strutturali”. “Per l’urgenza data dai numeri – spiega –, non siamo nelle condizioni di poterci permettere di muoverci sperimentando, navigando a vista. Su questa prestazione universale per gli anziani restano tutti i nostri dubbi”. Russo assicura infine che “anche per non disperdere la proposta costante e la spinta che arriva da quelle famiglie e organizzazioni sociali che quotidianamente hanno a che fare con anziani non autosufficienti, faremo di tutto per allontanare la possibilità che la legge 33 si traduca soltanto in una qualche operazione di facciata, una mano di vernice che sembra rinnovare ma che in realtà non cambia le cose”.

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