Terra Santa: Settimana preghiera unità dei cristiani, Patton (Custode) “entrare in sintonia con il dono di unità in questo momento di conflitto e di odio”

Giubileo 2025, Basilica Santo Sepolcro, (foto SIR/Marco Calvarese)

“Importante e significativo è entrare in sintonia con il dono di unità che già ci è stato fatto dal Cristo attraverso il battesimo e l’effusione dello Spirito in questo tempo difficile nel quale ci troviamo a vivere, caratterizzato dal conflitto, dall’odio, dal desiderio di vendetta anziché dalla tensione all’unità e alla riconciliazione”. È l’auspicio espresso ieri sera dal Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, durante la Veglia per l’unità dei cristiani svoltasi nella chiesa parrocchiale latina di San Salvatore, a Gerusalemme. Partendo dal tema della Settimana, “Amerai il Signore tuo Dio… e il tuo prossimo come te stesso” (Lc 10, 27), il Custode ha ricordato che “l’amore per Dio e per il prossimo ha a che fare con la vita di tutti i giorni e ha a che fare con il nostro modo di entrare in rapporto con la persona umana, qualsiasi persona umana: sofferente, percossa, derubata della sua dignità”. Per Patton, “Il punto d’incontro tra di noi non è da cercare anzitutto sul piano teorico delle idee (che possono unire o dividere), ma sul piano pratico dell’amore per le persone che Dio mette sulla nostra strada, qui e oggi, senza distinzione di genere, età, etnia e perfino religione”. Il Custode ha invitato anche a calarsi “nei panni dell’uomo derubato, percosso e abbandonato lungo la strada. Questo personaggio della parabola ci insegna che come cristiani di Terra Santa abbiamo già un elemento ecumenico che ci unisce tutti ed è l’elemento della comune sofferenza, quello che in casi estremi è chiamato l’ecumenismo del sangue. Quando veniamo presi di mira non veniamo presi di mira perché cattolici o ortodossi o armeni o siriaci o copti o anglicani o luterani. Veniamo presi di mira semplicemente perché cristiani”. Questo, ha aggiunto, “ci ricorda che, anche se noi non ci percepiamo ancora uniti, coloro che ci vogliono colpire ci percepiscono già come una realtà unica. Credo che in questo ci sia una sollecitazione da parte dello Spirito perché anche noi impariamo a riconoscerci sempre più come parte di un unico corpo che viene percosso e umiliato e per questo ha la possibilità di manifestare una qualche forma di unità già esistente nella condivisione della passione del Signore, visto che ancora non riusciamo a condividere insieme la sua gloria”.
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, a Gerusalemme, si è aperta il 20 gennaio scorso presso il Santo Sepolcro e il Calvario con l’Ufficio greco-ortodosso di “Apodeipnon” (Compieta) ed è proseguita il giorno dopo nella cattedrale anglicana di San Giorgio, lunedì 22 gennaio in quella armena di San Giacomo, l’altro ieri nella Chiesa luterana del Redentore. Oggi i rappresentanti delle chiese cristiane si ritroveranno al Cenacolo, sul Monte Sion, venerdì saranno nella chiesa copto-ortodossa di San Giorgio e sabato in quella ortodossa etiope. Incontro finale, domenica 28 gennaio, nella Chiesa greco-cattolica dell’Annunciazione.

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