“Tutti i Paesi sono in fase di rallentamento della produzione di ricchezza, dopo il balzo post pandemia”, le parole di Veronica De Romanis, economista dell’Università Luiss, intervenuta su “Le sfide per l’Europa in un contesto di grande incertezza” alla conferenza degli ambasciatori del Sovrano Militare Ordine di Malta, in corso di svolgimento da questa mattina e fino al 26 gennaio alla Villa Magistrale di Roma. “Il debito è un fattore di vulnerabilità”, ha dichiarato l’economista specificando come ammonti a 310.000 miliardi di dollari il debito pubblico e privato globale, in Italia rappresenta il 140% del Pil. De Romanis ha invitato a riflettere su come la demografia sia il fattore più importante per la sostenibilità, raggiungibile investendo nei giovani, fiaccati attualmente anche dal fenomeno dei Neet, che in Italia sono 2 milioni. Una crisi da gestire a livello europeo in modo più certo e continuo, puntando su flessibilità e valori, coordinandosi tra i diversi Paesi, tenendo presente i nuovi strumenti che da temporanei devono divenire permanenti. I punti di partenza della riforma dovrebbero essere il completamento dell’unione bancaria preoccupandosi di creare un fondo per la garanzia unica dei depositi, la riforma del Mes, il completamento di un mercato unico dei capitali e la creazione di beni pubblici europei. “La politica ha tempi lungi, quindi bisogna ripartire dall’economia, convergendo per fare le cose assieme”, ha dichiarato De Romanis, offrendo una riflessione su qual è l’elemento che rende difficile la soluzione delle crisi: la fiducia. Infatti se per la crisi pandemica tutti i Paesi si sono uniti senza pensare a compenso, garanzie ed altro, questo è mancato per le crisi finanziarie ed energetica, che vede ancora divisione e sospetto nei confronti del debito personale di ognuno, mentre “con l’economia qualcosa si può muovere”.