Nel 2023 la spesa pubblica per la sanità è stata il 6,7% del Pil e le previsioni la danno in discesa nei prossimi anni. È quanto emerge dal 19° Rapporto Sanità del Crea (Centro ricerca economica applicata alla sanità), intitolato “Il futuro (incerto) del Ssn, fra compatibilità macro-economiche e urgenze di riprogrammazione” e presentato questa mattina a Roma, nella sede del Cnel. La sanità “si comporta come un bene di lusso e quindi la sua quota sui consumi delle famiglie aumenta al crescere del reddito disponibile”, si legge nel Rapporto. Sulla base di questa relazione considerando il Pil “netto” (degli interessi), il punto di “neutralità” per la spesa sanitaria si può stimare intorno ai 3.150 euro pro-capite, cioè il +8,2% in più di quella attuale; in termini di incidenza sul Pil, tale livello di spesa risulterebbe pari al 10,0% (contro l’11,5% medio dei Paesi Ue originari) e, quindi, “assumendo (cosa discutibile) che la spesa sanitaria privata sia una variabile indipendente e rimanga pari ai livelli sul Pil attuali, ovvero che non si riduca al crescere di quella pubblica”, secondo i curatori del Rapporto Crea, “la spesa sanitaria pubblica dovrebbe aumentare sino a raggiungere il 7,2% del Pil (nominale)”.