Un significativo passo indietro nella lotta alla deforestazione. Così la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (Ceama) definisce l’approvazione della legge n. 31973, che modifica la legge forestale e sulla fauna selvatica in Perù. Secondo l’organizzazione, la legge “non rispetta i diritti fondamentali delle persone che dipendono direttamente dall’uso sostenibile delle foreste e favorisce le economie illegali”, favorendo direttamente la deforestazione e finendo per violare la dignità umana e lo sviluppo sostenibile dell’Amazzonia peruviana.
Ricordando gli impegni recentemente assunti dalle principali autorità politiche del Governo peruviano, la Ceama, presieduta dal cardinale peruviano Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo, ricorda che dopo il IV Incontro dei presidenti degli Stati e la firma del Trattato di cooperazione amazzonica nell’agosto 2023, la dichiarazione di Belém afferma che il Governo peruviano si è “impegnato a promuovere azioni contro la deforestazione per evitare che l’Amazzonia raggiunga un punto di non ritorno a causa del disboscamento illegale”.
La Ceama avverte che, con questa decisione, il Governo peruviano sta commettendo un grave errore, “interpretando che l’accesso ai mercati agricoli mondiali richieda la legalizzazione della deforestazione”.
In tal modo, la Ceama si unisce al recente pronunciamento dei vescovi delle giurisdizioni ecclesiastiche situate nell’Amazzonia peruviana e a quello dell’arcivescovo di Lima, mons. Carlos Castillo, ratificando l’appello rivolto alle Istituzioni del Paese a riconsiderare la modifica della legge n. 31973, sulla base degli “impegni pubblici assunti a beneficio dell’Amazzonia”, promuovendo, nel contempo, “uno sviluppo agrario sostenibile e giusto”, separato da qualsiasi decisione che tenti di perpetuare i significativi livelli di violenza in Amazzonia che purtroppo fanno parte della sua storia. Questa situazione è evidente nella “perdita di foreste e nel favorire il controllo della regione da parte di coloro che promuovono un’economia illegale che minaccia i diritti delle persone più vulnerabili”, ignorando il fatto che i popoli indigeni sono stati ancestralmente i custodi di questi territori.
Il card. Barreto ricorda, infatti, che storicamente l’Amazzonia è stata “teatro di deplorevoli minacce e omicidi di leader ambientalisti, molti dei quali indigeni che cercano di proteggere le foreste dall’avanzata delle economie illegali e del crimine organizzato”. Nel caso dell’approvazione che modifica questa legge, non c’è alcun contributo che aiuti a generare la pace in Amazzonia. Al contrario, non fa altro che “favorire un clima di impunità per coloro che hanno disboscato le foreste, violando i diritti umani”.