Argentina: “curas villeros”, “stiamo aprendo molte mense d’emergenza, servono politiche d’integrazione”

“In questi tempi stiamo aprendo diverse mense di emergenza oltre a quelle già esistenti, perché per molti è molto difficile avere accesso al pane quotidiano. Vogliamo essere all’altezza dei bisogni dei nostri vicini”. Ad affermarlo, con crescente preoccupazione, sono i “curas villeros” argentini, i sacerdoti che operano nei quartieri popolari delle periferie di Buenos Aires e delle altre principali città del Paese, che ieri per denunciare il crescente disagio sociale ed economico hanno presentato un documento, che porta in calce numerose firme.
“L’eccessivo aumento dei prezzi, l’angoscia causata dalla crescente disoccupazione e dalla precarietà del lavoro, la droga che continua a intrappolare molti ragazzi e la mancanza di uno Stato che sia presente e si prenda cura dei più deboli, provocano disperazione – denunciano i sacerdoti -. Alcuni di questi problemi li avevamo avvertiti durante la campagna elettorale, a volte in solitudine. Questa situazione abbraccia la sfera economica, politica e culturale. Dobbiamo consolidare e approfondire le politiche di integrazione socio-urbana degli oltre 5.000 quartieri popolari del Paese e realizzare le opere necessarie”.
Proseguono i “curas villeros”: “Siamo preoccupati per l’emergenza alimentare di oggi, domani e il mese prossimo, così come per i prezzi dei farmaci, per gli affitti precari nei nostri quartieri e per i tanti aumenti incontrollati, cosa che non accade per i salari e i redditi. In questi tempi abbiamo bisogno di una politica alimentare e abitativa forte, soprattutto nei nostri quartieri dove la maggior parte della popolazione è costituita da minori”. Dal canto loro, i sacerdoti continuano “ad accompagnare la vita dei quartieri, a contribuire all’organizzazione della comunità, a dialogare con chiunque per cercare insieme il bene comune”.
La nota affronta anche un’altra controversa questione: “Conoscendo il dramma dell’insicurezza, ripudiamo il fatto che, di fronte agli atti criminali dei nostri adolescenti, la principale risposta sia l’abbassamento dell’età dell’imputabilità. La facilità di accesso alle armi nei nostri quartieri è preoccupante”, così come le difficoltà di accesso dei ragazzi all’istruzione. “Dobbiamo recuperare la disponibilità al dialogo in un quadro di pensiero diversificato quando cerchiamo di trovare soluzioni – l’appello finale -. Continuiamo a vedere molti leader in diversi settori lontani da ciò che accade alla gente comune. Questi problemi si protraggono da anni e possono essere migliorati solo con politiche statali che cerchino la giustizia, la pace e l’armonia, in un clima di unità e di sensibilità verso coloro che sono esclusi dalla tavola della vita. Questo non si può costruire da un giorno all’altro”.

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