Te Deum: mons. Maffeis (Perugia), “ciascuno faccia la propria parte perché nessuno si senta dimenticato o escluso dalla tavola della vita”

“L’augurio che vi faccio, che ci facciamo reciprocamente, è appeso proprio a questo verbo, custodire, con cui Maria raccoglie nel suo cuore gli eventi, ne scruta le profondità, ne attende il compimento, senza sottrarsi alle responsabilità che le sono affidate”. Lo ha formulato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, nell’omelia pronunciata l’ultimo giorno del 2023 nella messa in cui si è cantato il Te Deum.
Il presule ha invitato a ringraziare “Dio per la sua fedeltà e la sua misericordia, per la sua presenza che parla in tanti segni di bene, che ci aiutano a iniziare con il piede giusto anche il 2024”. “Penso – ha spiegato – alla fedeltà con cui, in mezzo a diverse difficoltà, tanti – nel mondo delle Istituzioni, della pubblica amministrazione, del lavoro, della sanità, della scuola, della comunicazione e della cultura – lavorano a servizio del bene sociale e civile, si impegnano nella ricerca della verità, della giustizia, della cura, di una migliore convivenza”. “Penso – ha proseguito – alla fede operosa di tanta gente, che ho incontrato quest’anno nelle nostre comunità: quanti sacerdoti, diaconi, ministri, religiosi e religiose, quante persone mettono a disposizione tempo, passione ed energie… Quante persone ammalate pregano e accompagnano il cammino della nostra Chiesa…”. “Penso all’amore concreto che attraversa tante famiglie: famiglie spesso ferite, ma che ogni giorno affrontano sacrifici con pazienza e fiducia, e propongono quella condivisione di affetti, di valori, di significati che è alla base di ogni altra condivisione umana. Quello che respiriamo in famiglia ci accompagnerà sempre”, ha aggiunto mons. Maffeis: “Penso alla disponibilità generosa e gratuita di tanti educatori, alla stima che nutrono per i giovani, di cui si fanno discreti e attenti compagni di viaggio. Le esperienze della Gmg di Lisbona, degli oratori, dei grest e dei campi scuola parlano in questa direzione. Penso alla solidarietà a cui tanti si aprono per sovvenire alle necessità di famiglie provate da varie forme di difficoltà e di povertà: è un’attenzione che chiede a ciascuno di fare la propria parte, perché nessuno si senta dimenticato o escluso dalla tavola della vita”. “Vedere, valorizzare e ringraziare per i segni di bene che ci sono – ha ammonito – è decisivo, sia per non far torto alla Provvidenza, che continua a operare nella storia – anche nella nostra – sia per rincuorarsi e rincuorare, evitando la tentazione della rassegnazione, che produce soltanto sfiducia, disimpegno e passività”. “Come Chiesa diocesana – ha concluso – è partendo da questo patrimonio che, alla luce delle indicazioni sinodali, possiamo crescere nella fraternità, nell’ascolto reciproco, nell’incontro e nella capacità di prendere insieme le decisioni migliori, alla luce dei cambiamenti in atto”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori