“Sforzi deliberati, continui e sistematici per minare i valori fondanti dell’Ue”: queste le accuse che il Parlamento muove all’Ungheria, in una risoluzione non vincolante adottata oggi a larga maggioranza dall’emiciclo. A destare preoccupazione è “l’ulteriore erosione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria”. Sotto la lente il pacchetto di “protezione della sovranità nazionale” che, scrive in una nota il Parlamento, “è stato paragonato alla famigerata legge sugli agenti stranieri della Russia”. Il Parlamento contesta inoltre al Consiglio di non aver applicato la procedura di infrazione prevista dal Trattato Ue e critica il primo ministro Viktor Orban, che lo scorso dicembre ha bloccato la decisione essenziale di rivedere il bilancio a lungo termine dell’Ue e il pacchetto di aiuti dell’Ucraina”, si legge ancora. Si contesta inoltre alla Commissione europea la decisione di sbloccare fino a 10,2 miliardi di fondi congelati, nonostante l’Ungheria non abbia fatto riforme per l’indipendenza della magistratura. Lungo l’elenco di azioni criticate all’Ungheria, al punto che il Parlamento mette in questione la capacità del governo ungherese di assumere la presidenza di turno dopo il Belgio, il 1 luglio 2024. Anche perché, se la posizione del presidente del Consiglio europeo sarà vacante, il primo ministro ungherese ne dovrà svolgere: il Consiglio trovi “soluzioni adeguate per attenuare questi rischi” e appronti riforme del processo decisionale per porre fine all’abuso del diritto di veto.