Israele e Hamas: p. Sale, “Houthi e milizie sciite sul Mar Rosso longa manus di Teheran contro Gerusalemme”

L’allargamento al Mar Rosso del conflitto tra Israele e Hamas è il tema del focus del n. 4.166 de La Civiltà Cattolica, in uscita sabato e come di consueto anticipato al Sir. “Negli ultimi tempi si è aperto un ipotetico terzo fronte di guerra, che potrebbe diventare non solo pericoloso, ma anche esplosivo per gli equilibri economici e politici della regione, perché coinvolge diversi attori statali, oltre quelli implicati nella lotta in corso, come l’Egitto, gli Usa, i Paesi del Mediterraneo e molti altri”, la premessa di p. Giovanni Sale, autore del pezzo. Infatti, dall’inizio dei bombardamenti israeliani di Gaza, divenuti nel tempo sempre più massicci e micidiali, un gruppo di ribelli sciiti ha lanciato una serie di attacchi alle navi mercantili che attraversavano il Mar Rosso, bloccando così il commercio globale. “I loro leader affermano di agire in questo modo al fine di sostenere la causa di Gaza e dei palestinesi impedendo che navi occidentali riforniscano di armi o di altro lo Stato di Israele”. In realtà, sostiene il gesuita, “sembrerebbe che essi agiscano come longa manus di Teheran nel conflitto in corso”. Di fatto, secondo molti analisti, “l’Iran, nemico numero uno di Israele, starebbe portando avanti la sua battaglia contro Gerusalemme non direttamente”, ma “per procura, attraverso milizie sciite sparse nella ragione mediorientale, come gli Hezbollah libanesi, gli Houthi e i numerosi gruppi finanziati e addestratati in Siria e in Iraq, che nelle ultime settimane hanno indirizzato le loro azioni, lanciando droni o missili”. “Con queste azioni distruttive – spiega p. Sale – i guerriglieri Houthi, collegandosi alle dolorose vicende di Gaza, intendono affermare la loro posizione nel mondo arabo” e “inviano un chiaro segnale che il Mar Rosso è diventato un legittimo teatro di scontro per la lotta contro Israele”. Gli Houthi, prosegue l’analista, “sperano che i loro attacchi alle navi che transitano sul Mar Rosso diano loro maggiore influenza nei negoziati in corso con l’Arabia Saudita”, e che combattere in appoggio alla causa palestinese “accresca nel mondo arabo la loro popolarità, oltre a danneggiare l’economia interna di Israele”. In realtà, conclude il gesuita, le conseguenze di questi attacchi saranno molto più devastanti per lo Yemen, “già provato dalla guerra e dalla fame”, che importa l’80% del suo fabbisogno alimentare “attraverso i porti che si trovano sul Mar Rosso”.

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