Una lunga disamina per rievocare e puntualizzare il male subito dai cristiani iracheni negli ultimi vent’anni: a pubblicarla sui media del patriarcato, è il card. Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad. Lo scopo, afferma il porporato, è “proteggere i cristiani e le minoranze”. Nonostante i cristiani siano gli abitanti originari dell’Iraq, “negli ultimi 20 anni hanno pagato un prezzo pesante e i loro dolori rimarranno vivi nella loro memoria per molti anni”. Mar Sako ripercorre la storia recente dal 2014 ad oggi, a partire dall’invasione dell’Isis della Piana di Ninive e Mossul, 120mila sfollati. In questo frangente, ricorda il patriarca, la Chiesa ha aiutato tante famiglie, anche musulmane, ha riparato le case, le scuole e le chiese, mentre il governo centrale non ha offerto loro nulla, anzi li ha lasciati davanti alla scelta di emigrare o affrontare il loro destino come se fossero estranei al paese”. Il cardinale denuncia “rapimenti, uccisioni e riscatti, anche di religiosi, incitamento all’odio, conversioni forzate, il sequestro di proprietà dei cristiani” ma soprattutto “il controllo di milizie armate (in particolare la milizia Babylon) sulle città nella piana di Ninive” che hanno causato il rifiuto da parte degli sfollati di rientrare nelle loro case, preferendo rimanere nella regione del Kurdistan”. Circa la milizia Babylon, il card. Sako ribadisce il suo disappunto verso i governi che si sono succeduti in questi anni, rei, spiega, di “avere abbandonato i cristiani per i ‘seggi’ elettorali e le ‘quote’ riservate alla minoranza cristiana, e di avere politicamente consegnato gli affari e le capacità dei cristiani alla milizia Babylon” guidata dal Rayan il caldeo, “che si dichiara cristiano e caldeo, ma è completamente lontano dalla vera morale cristiana”. Anche la decisione del Presidente della Repubblica, Abdul Latif Rashid, di revocare un decreto del 2013, n.147, che riconosce il patriarca, nominato dalla Santa Sede, capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo”, oltre che “responsabile e custode delle proprietà della Chiesa”, è stata presa, secondo Mar Sako, “sotto la pressione del capo della milizia Babylon” che “con mezzi maligni, è riuscito a guadagnarsi la fedeltà di alcuni chierici con privilegi finanziari, e trasformare il conflitto tra lui e la Chiesa caldea in un conflitto interno tra le chiese, ma ciò non è possibile, perché la Chiesa caldea è consapevole di questo come anche la maggior parte delle chiese. I cristiani – sottolinea il patriarca caldeo, lo respingono, si rifiutano di averlo come loro tutore, e sono risoluti di fronte a lui”. Da Mar Sako giungono critiche anche alla gestione della tragedia di Qaraqosh (settembre 2023), quando un incendio durante un matrimonio ha provocato 133 morti e decine di feriti. Una vicenda che dovrebbe essere rivista da chi, afferma il porporato, “avrebbe chiuso gli occhi per una manciata di soldi”. Tutti questi fatti, accaduti negli ultimi anni, aggiunge il patriarca caldeo, hanno provocato un’emorragia di oltre un milione di cristiani. Da qui la richiesta all’attuale governo di “adottare misure chiare per rendere giustizia ai cristiani, salvarli, affrontare la loro situazione con fermezza, recuperare le loro proprietà usurpate, compensare con l’entità del danno, e rassicurarli di un futuro migliore in una vita dignitosa e sicura sulla loro terra”. Altra richiesta al Governo è “ritirare le milizie, soprattutto Babylon, dalla Piana di Ninive e sostituirle con la polizia federale. Questo è ciò che ho chiesto al governo precedente e che i vescovi della Piana di Ninive hanno chiesto all’attuale governo. La milizia Babylon obbedisca agli ordini del Comandante in Capo delle Forze Armate e lasci che le questioni cristiane siano lasciate ai cristiani e allo Stato perché le risolvano attraverso il dialogo e la collaborazione. Nonostante tutta questa ingiustizia e dolore – conclude Mar Sako – i cristiani hanno ancora la speranza che prevalga la verità, l’onestà e la giustizia”.