“Non è più rinviabile la predisposizione di misure strutturali al fine di garantire il proseguimento” del servizio educativo offerto dalle scuole aderenti alla Fism, “senza oneri aggiuntivi per le famiglie, come avviene per le scuole statali”. Lo ha detto Giampiero Redaelli, presidente nazionale Fism (Federazione italiana scuola materne) che rappresenta novemila realtà educative, inaugurando oggi al Senato i lavori del convegno promosso dalla Federazione sul Terzo settore. Oggi, ha spiegato Redaelli, “le scuole dell’infanzia paritarie associate alla Fism che operano senza fini di lucro sono oltre 6mila e scolarizzano il 35% dei bambini dai 3 ai 6 anni”. In alcune regioni superano il 50%; in Veneto il 60%. Oltre 40mila lavoratori si occupano della loro educazione e cura; 400mila sono i bambini che “non avrebbero oggi questo indispensabile servizio educativo se non ci fossero queste nostre scuole, volute dalla popolazione, volute dalle comunità civili e religiose”. A sostegno di queste scuole e dei loro servizi – ha aggiunto -, “ci sono non meno di 30 – 40mila volontari che ‘curano’ il buon funzionamento delle strutture, e non solo”. “In questi ultimi 20 anni, prima ancora della legge 107/2015 e dello specifico Decreto 65/2017, operano aggregati a queste scuole 1.200 ‘sezioni primavera’, per bambini in età 2/3 anni, 1.100 ‘servizi educativi per la prima infanzia’ per bambini in età 0/3 anni. Di fatto e a tutti gli effetti – ha affermato il presidente Fism – sono poli per l’infanzia, che garantiscono una continuità educativa e didattica e contribuiscono in modo significativo alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona”. Di qui l’auspicio che il “periodo di prova” cui sono state sottoposte queste scuole “possa ritenersi concluso definitivamente, forse dopo 200 anni abbiamo dimostrato di essere degni di fiducia, con il pieno riconoscimento del loro servizio pubblico educativo e sociale sancito dalla Legge 62/2000”.