La Commissione nazionale Giustizia e pace (Cnjp), dipendente dalla Commissione episcopale per la Pastorale sociale della Conferenza episcopale argentina (Cea), ha elaborato un documento in cui prende posizione in merito al decreto di necessità e urgenza (Dnu), emesso dal Governo del presidente Javer Milei, di impronta ultraliberista, e al disegno di legge omnibus inviato al Congresso.
“Il potere esecutivo nazionale ha emesso un decreto di necessità e urgenza e ha inviato al Congresso un progetto di legge con modifiche sostanziali a tutto l’ordinamento giuridico argentino, che in alcuni casi contraddirebbe la Costituzione nazionale e i Trattati internazionali con gerarchia costituzionale”, si avverte nel testo. Secondo i firmatari, “le deregolamentazioni proposte possono non essere tutte negative, ma molte lasciano le persone senza protezione, soprattutto le più vulnerabili, con il rischio di aumentare le situazioni di sfruttamento del lavoro. Abbiamo bisogno di tempo per un dialogo onesto e fruttuoso per gettare le basi di un Paese integrato. Allo stesso tempo, nell’affrontarlo, dobbiamo garantire il bene comune; un compito che spetta allo Stato al di là degli interessi del mercato e della speculazione finanziaria”.
La Commissione fa notare che “il decreto abroga anche la Legge fondiaria n. 26.737, che pone limiti alla proprietà e al possesso di privati stranieri, una situazione che è profondamente legata ai problemi territoriali dei popoli indigeni, in quanto potrebbe portare e accentuare la sottomissione dei loro diritti acquisiti – come ha sottolineato l’Endepa (la pastorale indigena, ndr) – oltre a minacciare i principi della sovranità territoriale”. Si ritiene “indispensabile che tutte le modifiche proposte siano sufficientemente dibattute, cercando la costruzione istituzionale del consenso che permetta di discernere in ogni punto la bontà della misura o la sua sconvenienza per il bene comune”.
L’organismo episcopale ritiene, infine, “essenziale la piena e tempestiva partecipazione di tutti i poteri dello Stato, come stabilito dalla nostra Costituzione nazionale per garantire un quadro repubblicano, con l’ascolto degli attori della società civile, delle istituzioni e dei settori riconosciuti o referenti in particolari questioni che sono in qualche modo interessati dalle misure proposte, che possono contribuire a delineare alternative da superare, in particolare quelle che colpiscono i più deboli, i più poveri, i bambini, i pensionati, le persone con disabilità”.