L’autoreferenzialità e la mondanità sono “due tendenze oggi diffuse, anche tra i preti”: “nessuno di noi ne è immune”. Lo scrive il Papa, nel discorso preparato e consegnato durante l’udienza ad una rappresentanza dell’Istituto secolare dei Sacerdoti Missionari della Regalità di Cristo, fondato da padre Agostino Gemelli nel 1953, poco più di 70 anni fa. “Secolarità non è sinonimo di laicità”, spiega Francesco: “La secolarità è una dimensione della Chiesa, chiamata a servire e testimoniare il Regno di Dio in questo mondo. E la consacrazione viene a radicalizzare questa dimensione, che chiaramente non è l’unica, ma è complementare a quella escatologica”. “La Chiesa, ogni battezzato, è nel mondo, è per il mondo, ma non è del mondo”, precisa il Papa: “Se dunque la secolarità è una dimensione della Chiesa, sia i laici che i chierici sono chiamati a viverla e ad esprimerla, sia pure in maniera differente. Ciascuno la realizza secondo la propria condizione nella linea del mistero dell’Incarnazione”. “Siete preti diocesani, e volete essere pienamente partecipi nel presbiterio, in comunione con il vescovo e i confratelli”, prosegue Francesco: “L’Istituto vi aiuta in questo. Lo fa secondo il carisma francescano, che è quello della minorità: così vi forma al servizio umile, disponibile, fraterno. E lo fa secondo il modello della regalità di Cristo, che consiste nel servire, nel donarsi con generosità, nel pagare di persona, nella solidarietà con i poveri e gli esclusi. Regalità e minorità: in Cristo sono una cosa sola, e San Francesco lo testimonia”. “Uniti a Cristo nello Spirito Santo – conclude il Papa – si è apostoli anzitutto con la propria umanità, con quelle virtù umane che il Concilio Vaticano II descrive: la sincerità, il rispetto della giustizia, la fedeltà alla parola data, la gentilezza, la discrezione, la fermezza d’animo, la ponderazione, la rettitudine”.