In occasione della commemorazione del venerabile Giunio Tinarelli, nel 68esimo anniversario della morte, avvenuta il 14 gennaio 1956, si terrà la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, sabato 13 gennaio alle ore 11.30 nella cattedrale di Terni, dove si trova la tomba di Giunio Tinarelli. Alla celebrazione parteciperanno i volontari dell’Unitalsi di Terni e dal Centro Volontari della Sofferenza. La celebrazione sarà preceduta alle ore 10, al Museo diocesano, dalla catechesi sulla figura di Giunio Tinarelli, di cui è in corso la causa di beatificazione, promossa dal comitato venerabile Giunio Tinarelli. Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, con una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore.
“Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, che ha vissuto con intensità la sua missione nel lavoro, la fatica di ogni giorno nello spirito di accettazione della volontà di Dio – si legge in una nota della diocesi -. Sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo”. Dal suo letto Giunio ricordava “che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri”: “Giunio Tinarelli ha lasciato a tutti l’esempio per trasformare una devastante malattia in occasione di redenzione e di riscatto; per trasformare un letto di dolore in una cattedra dalla quale si insegna una verità profonda e scomoda, specie ai nostri giorni: il dolore umilia la persona umana solo se vissuto nella disperazione, mentre si trasforma in occasione di forte testimonianza di fede e di coraggio, se affrontato per amore di Dio e dei fratelli”.