“Non vorrei essere qui ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli, ucciso senza alcun motivo dalla mano di un altro figlio di questa città” perché “semplicemente avrei voluto che non ce ne fosse il motivo, e più che parlare di Giovanbattista avrei voluto parlare con Giovanbattista, più che sentir parlare di lui, della sua bravura, della sua arte e voglia di vivere, avrei voluto toccarla con mano, magari ascoltando un concerto della sua orchestra o una delle sue magnifiche composizioni, come quella che il suo papà mi ha fatto ascoltare qualche giorno fa. Ma, purtroppo, nessuno di noi ha il potere di cambiare la realtà, nessuno di noi può far tornare indietro le lancette della storia e del tempo, fermando quella mano giovanissima ma già deviata, come purtroppo tante volte accade con i ragazzi di questa città. Nessuno di noi può cancellare quanto accaduto e dinanzi alla morte di questo nostro figlio non abbiamo altre parole in cui confidare se non quelle del Vangelo di Cristo, le cui pagine anche oggi annunciano a tutti noi una notizia inaudita: la notizia della Resurrezione!”. Con queste parole l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, ha iniziato l’omelia delle esequie del giovane Giovanbattista Cutolo, detto Gigiò, ieri pomeriggio, in una chiesa del Gesù Nuovo gremita di fedeli che hanno affollato anche la piazza antistante.
Rivolgendosi ai giovani, presenti in chiesa, il presule ha rivolto loro un appello: “Impegnatevi, Napoli, ha bisogno di giustizia, di pace, di vita, di speranza, ha bisogno di voi! I sogni, i desideri, le speranze di Giogiò da oggi camminano sulle vostre gambe! Le sue note, la sua melodia e la sua musica da oggi devono vibrare ancor di più sulle corde e nell’aria dei vostri strumenti! I suoi occhi, il suo nome, il suo volto devono essere scolpiti e custoditi nel cuore e nella mente di tutti noi adulti, come monito, richiamo, tormento affinché il male non continui a ripetersi, affinché un freno venga messo alla violenza e al terrore!”.
Per l’arcivescovo, “il pianto dei giovani amici di Giovanbattista aiuti questa città, questa comunità, a mettere da parte distrazioni e banalità, diffidenza e rassegnazione, ad essere madre che partorisce, che dona vita ai suoi figli. Le lacrime della sua famiglia e di chi lo ha amato ci aiutino a pulire i nostri occhi offuscati e vedere che il bene è superiore al male, che la parte sana della nostra città è di gran lunga più ampia di quella malata. E che proprio per questo è arrivato il momento che si faccia sentire e vedere! Ancora troppi sono i silenzi che fanno male!”.