La povertà è un’emergenza: in Italia, gli indigenti che bussano alle porte della Caritas sono aumentati del 12,5% in un anno e oltre la metà vive al nord. Il 30% non vive un momento passeggero di povertà ma viene aiutato da più di cinque anni. Molti stranieri ma anche molti italiani e soprattutto nuove povertà, cioè separati e disoccupati che non hanno una lunga storia di indigenza alle spalle ma che la crisi ha espulso in poco tempo dal circuito sociale, facendone degli “invisibili”. A Brescia, i Fatebenefratelli lavorano da anni su questo fronte e il servizio che offrono evolve. Il presidio bresciano è la Locanda san Giovanni di Dio, che rappresenta lo spirito del fondatore dei Fatebenefratelli, San Giovanni di Dio: nella sua casa non veniva mai mandato via nessuno.
Oggi la struttura residenziale accoglie 20 uomini singoli senza dimora e va oltre il classico dormitorio cittadino: garantisce non solo servizi di prima necessità (vitto ed alloggio) ma offre una accoglienza che lavora con e per le persone, creando e strutturando percorsi di fuoriuscita dall’esclusione sociale e dalla strada.
La Locanda offre una accoglienza h24 ed un’équipe di lavoro che garantisce supporto ad ogni singolo ospite all’interno di un progetto educativo individuale, offrendo assistenza sanitaria, accompagnamento sul territorio, supporto psicologico, supporto nella gestione dei rapporti con i servizi territoriali invianti, attività ricreative e di animazione sociale, accompagnamento educativo.
L’équipe lavora insieme ai frati e ai novizi Fatebenefratelli che operano all’interno della struttura, realizzando un’importante sinergia.
“La prima volta che arrivai alla Locanda ero spaesato. Ho sempre avuto una mia vita. Ero sposato ed ho un figlio di 18 anni. Quando sono finito in strada, prima di arrivare alla Locanda, sono stato due mesi in strada. Era autunno. Per una settimana ho passato la notte in ospedale, ma poi mi hanno allontanato e poi sono stato in un parco. Quando ho perso la mia casa, ho perso la mia sicurezza ed il mio senso di protezione”, racconta un ospite della Locanda. Dopo un primo periodo in cui provava vergogna, ha capito di non avere nulla di cui vergognarsi: “Non ho mai fatto nulla di male. Penso che le prime a doversi vergognare siano le persone che disprezzano chi perde tutto. La mia forza è, ed è sempre stato, il sorriso”.
Alla Locanda, prosegue nel racconto, “ho trovato persone importanti. Persone che mi hanno aiutato e supportato. Persone che mi hanno fatto sentire meno solo. La solitudine è devastante in questi posti. Cerchiamo di fare più cose possibile insieme per passare il tempo in compagnia”. L’ospite della Locanda confida: “Ora, è due anni che non vedo mio figlio. Da quando sono iniziate le mie difficoltà economiche, i rapporti con mia moglie sono peggiorati, d’altronde eravamo già in crisi prima e, quando iniziavano a non esserci i soldi per fare la spesa, le discussioni sono aumentate”.
Adesso l’ospite della Locanda è in prova per un piccolo lavoro part -time. “Per quanto non so cosa mi succederà tra un anno, certamente avrò alle spalle un bagaglio di esperienze più positivo. Sono sicuro che se la gente sapesse… Sapesse quanto è difficile rialzarsi quando attorno a te non hai nulla e nessuno, sarebbe dalla nostra parte. E forse ci vedrebbe. E forse non saremmo più così invisibili”, conclude.