Argentina: équipe dei “curas villeros”, “stiamo con Papa Francesco e con i poveri”. Condanna per le frasi oltraggiose del candidato Milei

(Foto: equipe curas villeros)

“Celebrando il 40° anniversario della ripresa della democrazia, vi invitiamo a non lasciarvi trasportare da slogan come ‘non interferire’ o ‘ognuno per sé’. Imparando da Papa Francesco, vogliamo essere buoni samaritani nella comunità argentina”. È l’appello che arriva dai “curas villeros”, i sacerdoti dei quartieri popolari (le “villas”) e delle periferie urbane argentine. L’équipe dei “curas villeros” ha diffuso ieri un messaggio, intitolato “Con il Papa Francesco e con i poveri”, al termine della messa celebrata in riparazione agli oltraggi subiti da Papa Francesco durante la campagna elettorale e nel dibattito politico.
I sacerdoti condannano con forza “diverse dichiarazioni del candidato di La Libertad Avanza, Javier Milei (il candidato alle presidenziali ultraliberista che si presenta favorito dai sondaggi, ndr), che colpiscono la persona di Papa Francesco, le aggressioni volgari e indecorose per una persona che cerca di rappresentare il nostro Paese, i concetti bugiardi sulle idee del Papa, bollandolo come comunista (agosto e settembre 2018), parlando con disprezzo di ciò che significa la figura del successore di Pietro, colpendo la sensibilità del gregge cattolico e di coloro che lo stimano”.
Si legge, poi, nel comunicato: “Noi optiamo per una politica che cerca il bene comune, con la persona umana al centro. Crediamo che la divinizzazione del mercato porti alla disumanizzazione, dimenticando i più deboli. Se si suscitano solo leoni, è logico che gli agnelli più indifesi vengano sbranati. Nella legge della giungla, vince solo il più forte. È nella chiave della comunità organizzata che i nostri quartieri si organizzano e lo Stato ne accompagna intelligentemente la crescita e lo sviluppo”.
I “curas villeros”, in questo caso rivolgendosi a tutte le forze politiche, denunciano “l’assenza dello Stato, perché nella storia dei nostri quartieri l’abbiamo vissuta e ne abbiamo subito le conseguenze più tremende. Ricordiamo i tempi in cui nei nostri quartieri ogni settimana si seppelliva un bambino a causa dell’esclusione, della mancanza di opportunità e della presenza indiscriminata di armi da fuoco. Abbiamo davanti a noi l’urgente necessità di crescere nell’integrazione socio-urbana delle baraccopoli con una giustizia sociale che si traduca in salute, istruzione, alimentazione, accesso allo sport, lavoro e sicurezza globale per i quartieri, che sono i primi a soffrire di insicurezza”.

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