Guatemala: mons. Calderón (vescovo di Jutiapa e segretario generale Ceg), “è giunto il momento di difendere la democrazia”

“Innanzitutto, riconosciamo che il popolo si è espresso con dignità e civiltà alle urne; celebriamo la partecipazione di migliaia di volontari che, nei seggi elettorali, nelle commissioni elettorali e nel gran numero di votanti, hanno espresso, in modo forte e chiaro, la loro decisione; infine, apprezziamo la presenza di osservatori locali e internazionali che, oltre al clima di festa democratica che ha prevalso nel secondo turno, attestano la trasparenza e la legittimità del processo. Siamo convinti che le elezioni si decidano nelle urne, non nei tribunali”. Lo scrive in un messaggio mons. Antonio Calderón Cruz, vescovo di Jutiapa e segretario generale della Conferenza episcopale del Guatemala (Ceg), nel mezzo delle turbolenze politiche che hanno fatto seguito alla vittoria, in occasione delle elezioni presidenziali, del progressista Bernardo Arévalo. Nelle settimane dopo il voto, infatti, un giudice ha chiesto di mettere fuorilegge il partito di Arévalo, Semilla, e solo domenica il Tribunale supremo elettorale ha revocato la sospensione della forza politica, dopo che Arévalo aveva gridato al rischio di colpo di Stato e migliaia di manifestanti si erano radunati a Città del Guatemala.
Prosegue il vescovo: “siamo preoccupati per il momento critico che stiamo affrontando”. Di fronte “a questa realtà che minaccia la pace sociale tra i guatemaltechi, ci uniamo anche noi all’appello all’unità lanciato dal presidente eletto”, poiché “è giunto il momento di difendere la democrazia”. Conclude il segretario generale dell’episcopato: “sta a noi, quindi, vigilare per non cadere nel gioco dei falsi messianismi che si sono succeduti nella storia del nostro Paese, quelli che promettono la liberazione e la felicità del popolo, ma non la realizzano mai; anzi, si trasformano in dittature oppressive, disumanizzanti e antidemocratiche”.

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