Diocesi: Milano, l’8 settembre apertura anno pastorale. “Viviamo di una vita ricevuta” il titolo della proposta annuale alla Chiesa ambrosiana

Venerdì 8 settembre, alle ore 9.30, l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, presiederà in duomo la messa pontificale che, come da tradizione, inaugura il nuovo anno pastorale in occasione della Festa della Natività di Maria, patrona della cattedrale. Durante la celebrazione si svolgerà il Rito di ammissione di undici candidati al diaconato e al presbiterato (giovani seminaristi che iniziano la terza teologia, la seconda parte della formazione al sacerdozio) e di un laico candidato al diaconato permanente. La celebrazione verrà trasmessa in diretta su Telenova (canale 18 del digitale terrestre), sul portale diocesano www.chiesadimilano.it e sul canale Youtube.com/chiesadimilano. Il racconto della giornata anche su Radio Marconi con diversi collegamenti nel corso della mattina e, alle 18.40, con la messa in onda di uno speciale approfondimento.
“Viviamo di una vita ricevuta”: questo il titolo della Proposta pastorale per l’anno 2023-2024, un testo in cui l’arcivescovo, come scrive nell’introduzione, incoraggia tutti “a non rinunciare alla responsabilità della testimonianza, della proposta, dell’accompagnamento educativo sui temi che riguardano l’educazione affettiva, la preparazione al matrimonio religioso, l’accoglienza della vita, il lavoro, la pace, il tempo della terza età”. Come spiega mons. Delpini in un altro passaggio, “la mia intenzione non è di proporre una sintesi dottrinale su temi delicati e complessi. Desidero piuttosto mettere in evidenza il principio fondamentale del vivere e il punto di partenza per le scelte alle quali la responsabilità di ciascuno non può sottrarsi. […] Credo che vivere la fede come amicizia, sequela, comunione con Gesù sia la condizione per riconoscere di vivere una vita ricevuta in dono e costituisca l’antidoto più necessario per resistere alla tentazione dell’individualismo radicale che, a mio parere, sta portando al suicidio della nostra civiltà. […] Siamo insieme credenti e non credenti, terra assetata che invoca la fonte che zampilla e terra promessa che offre speranza ai nostri contemporanei. Perciò impariamo e cerchiamo di praticare lo stile di Gesù per percorrere le strade dell’inquietudine e dello scoraggiamento, per imparare a dialogare, per seminare speranza”.

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