Vocazione alla vita religiosa come una chiamata all’amore e un impegno a donare amore: è stato questo il tema dell’omelia del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, durante la celebrazione della prima professione (voti temporanei) di tre novizi della Custodia di Terra Santa, fra Butrus Muallem, fra Deyvis Padilla Cervantes e fra José Luís Guaimas, che ha avuto luogo nei giorni scorsi nel santuario de La Verna. Con loro altri quattro novizi – delle Province Toscana e Lituana dell’Ordine dei Frati Minori – che hanno manifestato pubblicamente il loro impegno nelle mani dei rispettivi ministri provinciali. Il custode ha incoraggiato i giovani neo-professi a non avere paura a scegliere e a impegnarsi con l’amore di Dio: “succederà nella vostra vita quello che è successo nella vita di Francesco, verrete trasformati dall’amore”. “Al fondamento di ogni relazione – ha spiegato padre Patton – deve esserci un amore molto forte, sul quale solamente si può costruire qualcosa di solido. Vale per chi si sposa, anche se il mondo in cui viviamo ci ha purtroppo abituati a consumare le relazioni e all’amore usa e getta. Vale per l’amicizia, che è una forma di amore particolarmente preziosa ma anche rara, non si può essere amici di migliaia persone come illude Facebook”. Così anche al fondamento di ogni chiamata, ha rimarcato, “dev’esserci un grande amore, che non si brucia in una stagione ma si alimenta per tutta la vita. In realtà l’amore che sta al fondamento di una chiamata è l’amore che Dio ha per noi, è l’amore di Gesù Cristo”. Da qui la consapevolezza che “la professione di vita consacrata è la risposta personale che noi diamo a questo amore, liberamente e per sempre”. Riferendosi alla parabola dei talenti, padre Patton ha spiegato che “nel chiamarci a una determinata forma di vita e anche a un conseguente servizio nella Chiesa e nel mondo, Dio non è capriccioso e nemmeno arbitrario. A ciascuno di noi chiede qualcosa che è ‘secondo le nostre capacità’, quelle capacità che Lui stesso ci ha donato perché possiamo portare a termine il compito che ci è stato affidato. Questo aspetto è fonte di serenità nel vivere la propria vocazione. Dio non mi chiede mai qualcosa che sia al di sopra delle mie capacità, anzi, Dio mi chiede qualcosa che mi porterà a esprimere in modo pieno le mie capacità”. Rischio da evitare, ha avvertito, è “farsi prendere dalla paura di assumersi delle responsabilità nella vita. È la paura che porta a non fare mai delle scelte stabili, è la paura che porta a mettere continuamente in discussione le scelte fatte. In ultima analisi è la paura di scegliere di vivere in modo pieno, di amare in modo pieno, di spendersi in modo pieno, arrivando perfino a dare la vita purché essa trovi un senso”. Infine, rivolto ai tre novizi, ha concluso: “oggi avete entusiasmo, ma ci saranno i momenti nei quali sarete tentati dalla paura. Vi farà paura il voto di obbedienza, perché vi sembrerà di rinunciare alla vostra autonomia. Vi farà paura il voto di vivere senza nulla di proprio, perché vi sembrerà di essere troppo fragili senza sicurezze umane. Vi farà paura il voto di castità, perché vi sentirete soli e senza quel futuro concreto che è rappresentato dai figli. E vi farà paura perfino vivere in fraternità, perché vi peseranno i limiti e le fragilità dei fratelli che sono lo specchio dei nostri limiti e delle nostre fragilità. Non abbiate paura. Dio, attraverso la sua Parola, ce lo ripete 365 volte all’anno, cioè ogni giorno. Non abbiate paura di scegliere, non abbiate paura del per sempre, non abbiate paura delle responsabilità, non abbiate paura di vivere e neanche di morire”.