“Il disegno di legge sull’‘autonomia differenziata’ rivela una politica che persegue obiettivi diametralmente opposti a quelli del bene comune. Una politica che, invece di unire, divide, che invece di garantire l’universalità dei diritti sociali e civili trasforma quei diritti in beni di mercato, in privilegi economici”. Così don Luigi Ciotti in un articolo pubblicato sull’edizione di ottobre di Vita pastorale, anticipata al Sir. “Tradendo così i princìpi costituzionali, base di quel progetto ideato dai ‘padri’ della Repubblica per eliminare le disuguaglianze sociali ed economiche e per garantire a tutti i cittadini i diritti che rendono tale una democrazia: il diritto al lavoro, alla casa, allo studio, all’assistenza sanitaria. Tradimento che, nella presente circostanza, non ha peraltro nemmeno il coraggio di dichiararsi tale, ricorrendo a un uso manipolato e manipolatorio delle parole”, aggiunge.
Secondo il sacerdote, “autonomia differenziata” è, infatti, “espressione che, all’apparenza, non desta scandalo perché unisce due concetti – ‘autonomia’ e ‘differenza’ – che applicati all’esistenza umana e al contesto sociale rimandano a valori positivi”: “Tutti dovremmo essere riconosciuti nella nostra diversità e libertà – osserva –. Il punto è che questi concetti vengono qui applicati alla sfera dell’economico e dell’amministrativo, sicché ‘autonomia’ diventa potere di fare senza rendere conto, e ‘differenziata’ maggior potere a chi è già più ricco e forte. Ricordando il parere di tecnici costituzionalisti come Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale, hanno messo in evidenza come l’attuazione di tale riforma di “autonomia differenziata” minerebbe alle fondamenta il disegno costituzionale, don Ciotti evidenzia che “il disegno di legge per l’autonomia differenziata non è nient’altro che uno specchio e una proiezione dell’individualismo che ha reso l’Occidente – cioè di fatto il mondo intero – una variante del sistema economico del mercato e del profitto”.