“Al sud paradossalmente il gap salariale tra uomini e donne appare meno forte che non con il centro Nord, ma sappiamo che il Sud ha meno opportunità lavorative e una minore presenza delle donne nel mondo del lavoro, sebbene una maggiore presenza di donne laureate e altamente formate. Questo ci dà una fotografia della situazione più complessa ma ci dice anche che il maggiore sviluppo non porta automaticamente maggiore equità”: lo ha spiegato oggi Federica Volpi, ricercatrice delle Acli, durante l’incontro del Copercom in corso a Roma. “Anche il profilo etnico pesa, e la maggior parte dei lavoratori poveri sono donne e straniere”, ha precisato: “Registrare queste differenze nelle retribuzioni non basta ad affermare che ci sia una discriminazione, per questo abbiamo provato a costruire dei profili omogenei che potessero essere messi a confronto in base al tipo di contratto, all’orario di lavoro e al settore (pubblico, privato, precariato). Solo nel pubblico le differenze si attenuano, ma in generale le differenze di retribuzioni sono comunque esistenti e marcate in tutti i settori e in tutte le tipologie contrattuali. Solo nei livelli di funzionario e dirigente questa differenza si attenua fortemente. L’istruzione terziaria è sempre un vantaggio competitivo che garantisce salari più alti, ma è emerso comunque che il numero di uomini che guadagnano più di duemila euro al mese è comunque più alto di quello delle donne”. In particolare le lauree STEM sono quelle che garantiscono la maggiore equità salariale nel mondo del lavoro.