“Secondo Eurostat la disparità salariale tra uomini e donne sarebbe del 5%, ma questo perché non tiene conto del basso tasso di occupazione femminile e dei part time (spesso involontari) delle donne. Ricalcolando così la differenza di paga si arriva al 36%, sia in ingresso sia – paradossalmente – anche nel mondo delle professioni dove si arriva anche al 50% di differenza di retribuzione” Così Federica Volpi presentando la ricerca Ires-Acli ‘Lavorare Dis/pari’ a proposito della disparità di genere e salariale durante l’assemblea del Copercom in corso oggi a Roma. “I nostri Caf – continua Volpi – ci restituiscono dei dati sulle dichiarazioni dei redditi, dove il 40% delle donne rientrano nelle fasce di povertà con redditi fino a 15 mila euro l’anno. Gli uomini in quella fascia sono il 15% del totale delle dichiarazioni.” “A questo si aggiunge il gap generazionale. I redditi sono bassi per tutti ma al crescere dei redditi diminuiscono le donne”. Tre donne su quattro lavorano in modo discontinuo e percepiscono redditi sotto i 15mila euro, 12 punti percentuali in più rispetto agli uomini, a questo si aggiungono i relativi problemi pensionistici dove i bassi salari incidono sui bassi contributi pensionistici.