Lavoro: Inapp, “Italia tra le ultime in Europa per la spesa in politiche attive”. Solo lo 0,22% del Pil a fronte di una media dello 0,61%

L’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per la spesa in politiche attive del lavoro con un percentuale di spesa pari allo 0,22% del Pil, contro una media europea dello 0,61%: circa un terzo. È quanto è emerso oggi nel corso della giornata di studio “Le politiche attive del lavoro e il ruolo dei servizi per l’impiego” organizzata a Benevento dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) in collaborazione con l’Università degli studi del Sannio e la Provincia di Benevento.
“Per avere un’idea – viene sottolineato in una nota –, la Spagna (uno dei Paesi che destina la maggiore spesa) si attesta all’1,03% del Pil, quasi cinque volte l’Italia. Nel corso degli anni il nostro Paese ha sempre più depotenziato l’investimento in queste misure, tanto che dal 2008 al 2020 il saldo negativo è stato del -39%. Un dato, tra l’altro, attenuato dall’aumento di investimenti effettuato all’inizio della crisi pandemica (+ 8% dal 2019 al 2020), come del resto fatto in quasi in tutti i Paesi europei”.
“Le politiche del lavoro in Italia registrano una grande debolezza soprattutto nell’area delle politiche cosiddette ‘attive’ – ha affermato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp –. Un raffronto con gli altri Paesi europei circa la spesa destinata alle politiche del lavoro mostra uno scarto notevole a vantaggio delle politiche “passive”: il 2,6 del Pil in Italia contro una media europea del 2%; mentre per le politiche ‘attive’ si spende in Italia lo 0,22% del Pil contro una media europea dello 0,61%”. “Ma la debolezza delle politiche attive – ha aggiunto – si manifesta soprattutto nei servizi per il lavoro. Questi, oltre a risentire della esiguità dei finanziamenti, registrano grandi limiti sul piano dell’efficienza e sul piano dell’efficacia”.
A ben vedere, viene osservato nella nota, la percentuale di spesa dell’Italia per il complesso delle politiche del mercato del lavoro appare in linea con la media dell’Ue (2,83% del Pil contro il 2,86%), anzi tra il 2019 e il 2020 ha registrato un incremento maggiore (86% rispetto al 73% medio degli altri Paesi dell’Ue). “L’aumento delle risorse investite non è però sufficiente – ha concluso Fadda – perché i servizi per l’impiego assolvano al compito di favorire efficacemente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”. “A questo scopo – ha rilevato – è necessario individuare e rimuovere le altre cause che minano la funzionalità dei servizi. In particolare bisogna considerare (e metterne a fuoco le peculiarità per le Regioni del Mezzogiorno) tre aspetti: la chiarezza sulle funzioni che i Centri per l’impiego devono svolgere nelle dinamiche dei mercati del lavoro locali; le dotazioni tecnologiche e l’efficienza organizzativa dei Centri, l’adeguamento delle competenze degli operatori dei Centri”. “Tutti i responsabili delle politiche e gli attori operanti nel mercato del lavoro – h ammonito – sono chiamati a formare una rete integrata di collaborazione nel quadro di un sistema organico di politiche del lavoro”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori