Diocesi: Como, il card. Cantoni a Isolaccia (Sondrio) ricorda Giulio Rocca, ucciso in missione in Perù nel 1992

“Sono passati vari anni dal giorno in cui Giulio è stato ucciso in terra peruviana, il 1° ottobre 1992. Membro dell’Operazione Mato Grosso, è giunto a maturare la convinzione di dare la propria vita per Cristo come suprema forma di imitazione di lui. Sappiamo che a questa scelta Giulio non è giunto immediatamente. Egli ha, come tutti, saputo evolvere da quando si è interrogato sul senso della propria vita, a contatto con tante situazioni di povertà”. Lo ha affermato ieri a Isolaccia (Sondrio) il card. Oscar Cantoni, vescovo di Como, ricordando Giulio Rocca durante una celebrazione. “È cresciuto progressivamente, da ateo insoddisfatto e inquieto, guidato dalla sapiente mano di Dio, che è solito adattarsi alle condizioni di ciascuno di noi. Egli ci plasma all’interno della nostra storia, con rispetto della nostra libertà e della progressiva maturazione umana e di fede”. Il card. Cantoni ha aggiunto: “il sacrificio di Giulio non è stato vano. La sua figura continua ad affascinare ancora tanti giovani come voi”. “Onoriamo oggi Giulio Rocca riconoscendo in lui quella lampada descritta nel vangelo di oggi. Una lampada che è posta in alto, su un candelabro, perché chi entra possa vedere la luce. È la luce radiosa della Croce di Gesù, che ha associato a sé i suoi martiri, quali Giulio e prima ancora don Daniele Badiali, Nadia De Munari, quali testimoni di una vita donata in pienezza, modelli per tutti noi, che vogliamo fare della nostra vita un capolavoro di grazia”.
Giulio Rocca nasce ad Isolaccia il 30 marzo 1962. Con gli amici del gruppo “Operazione Mato Grosso” fin da ragazzo svolge varie attività per raccogliere fondi a sostegno delle missioni in America Latina. Nel 1985, a venticinque anni, parte per il Brasile per vivere quattro mesi tra i poveri. Più tardi, nel 1988, torna in missione, questa volta in Perù per un tempo più lungo. Nella missione di Jangas incontra padre Ugo De Censi che gli affidò vari compiti di servizio in varie missioni della zona.
Giulio si occupava delle spese alimentari, di questioni burocratiche e amministrative. Insieme a padre Ugo, Giulio approfondisce il proprio cammino di fede, che lo conduce a scoprire la vocazione sacerdotale con il desiderio di regalare la vita a Dio nel servizio ai più poveri. Il 27 settembre 1992, pochi giorni prima di morire, Giulio scrive al vescovo di Huaraz in Perù per chiedere di iniziare il seminario. Nella notte del 1° ottobre viene però rapito dai terroristi di Sendero Luminoso e ucciso con due colpi di pistola alla tempia. Il suo corpo viene ritrovato, con addosso un cartello con la scritta “La carità addormenta la coscienza dei poveri”.

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