Congresso eucaristico: mons. Caiazzo (Matera), “la messa rompe ogni muro e frontiera di rivalità e contese, di violenza ed egoismo”

“La celebrazione eucaristica rompe ogni muro e frontiera di rivalità e contese, di violenza ed egoismo. Se questo non avviene significa che rimaniamo fortemente schiavi di riti, incapaci di incidere nella vita. È un vero e proprio sacrilegio. Questo vale per i laici ma anche per i consacrati e le consacrate”.  Lo ha detto mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, nell’omelia che ha pronunciato questa sera nella cattedrale di Matera in occasione del primo ‘anniversario del 27° Congresso Eucaristico nazionale con a tema “Torniamo al gusto del pane, per una Chiesa eucaristica e sinodale”. “Potremmo ritenere il Congresso Eucaristico un nuovo esodo – ha aggiunto -. A volte capita che siamo proprio noi, fedeli e consacrati, a contrastare l’agire del Signore, impedendo la comunione e contribuendo a minare seriamente la fraternità. Forse perché pensiamo di essere possessori della verità che spesso non conosciamo, o ci nascondiamo dietro parametri che mirano a perseguire solo l’interesse personale e non il bene della Chiesa”.
IIl Congresso Eucaristico di Matera rimarrà nella storia della Chiesa italiana e mondiale, come “un momento di grazia durante il quale si è manifestata la gloria di Dio, vestita di umiltà e povertà, aprendo strade per una nuova evangelizzazione fatta di prossimità, dell’ascolto di ogni gemito e sospiro, capace di accogliere e accompagnare nella preghiera, nell’intimità con Dio, nel silenzio”. L’insegnamento di quei giorni è stato che “non basta semplicemente partecipare alla messa e ricevere l’Eucaristia”. “L’Eucarestia vissuta illumina la vita. Chi vive l’Eucaristia non solo impara a camminare e navigare di notte nei momenti più tristi che la storia gli riserva, ma diventa faro anche per gli altri. Ecco perché non basta semplicemente fare luce in qualche modo, bensì permettere alla luce di permeare così tanto mente e cuore perché siano loro a irradiarla nelle vene profonde del mondo. Questa luce è Gesù, presente e vivo nell’Eucaristia che celebriamo e del quale ci nutriamo”.

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