“Non bisogna aspettare la fine della guerra per parlare di pace. Tutte le guerre prima o poi finiscono, lo sappiamo. Ma il problema vero è quanta sofferenza nel frattempo ha subito la popolazione civile dell’una e dell’altra parte”. Così Staffan de Mistura, inviato Onu in zone di conflitto fin dagli anni ’70, intervenuto a Bergamo all’interno dell’incontro ‘La pace: tra profezia e diplomazia’ organizzato da Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Istituto Paolo VI e Opera per l’Educazione Cristiana di Brescia. De Mistura ha parlato della storica visita – la prima di un pontefice – di Paolo VI al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite (4 ottobre 1965), del ruolo dell’Onu oggi e delle numerose situazioni di conflitto in tutto il mondo. “Bisogna utilizzare la parola ‘pace’ persino in piena guerra – ha detto de Mistura – vanno lanciate iniziative di buona volontà, che verranno rifiutate, lo sappiamo. È quello che si sta tentando di fare anche in Ucraina, dove l’Onu ha potuto fare la differenza con gli aiuti umanitari, o evitando la fame nei paesi africani per il blocco del grano. Ora siamo di nuovo in una fase di difficoltà, ma questo non vuol dire che bisogna rinunciare o lasciarsi scoraggiare, anzi. Le persone coinvolte nei conflitti ci chiedono di non dimenticarli, di non perdere la speranza”. L’appuntamento, parte del programma di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ha chiuso la due giorni di incontri tra Concesio (Brescia) e Bergamo che hanno approfondito il contributo che i pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI hanno dato alla causa della pace.