(da Marsiglia) “La speranza è che chi fa fatica ad accettare lo straniero, si lasci convertire dai gesti e dalle parole di Papa Francesco”. È quanto si aspetta Anne Giraud, delegata diocesana per la pastorale dei migranti e presidente Secours Catholique (Caritas) di Marsiglia, dalla visita di Papa Francesco ma soprattutto dal momento di preghiera e raccoglimento al memoriale dei dispersi in mare. Marsiglia è città di primissimo approdo per i migranti che raggiungono la Francia attraversando il confine dall’Italia. “In generale è molto difficile farli parlare e raccontare cosa hanno vissuto lungo la strada. Perché molti di loro arrivano che sono traumatizzati”, racconta in un’intervista al Sir Anne Giraud. “Quello che comunque possiamo constatare è che sono spesso persone che hanno transitato lungo i campi di detenzione in Libia. Hanno subito maltrattamenti fisici e psicologici, hanno vissuto in condizioni di schiavitù. Hanno alle spalle mesi, addirittura anni, vissuti in condizioni molto difficili e dolorose, senza cibo, senza accompagnamento, soli”. Lungo la via di Briançon, piccolo comune di montagna sulle Alpi francesi, “si mettono in cammino senza essere minimante attrezzati per farlo. Soprattutto in inverno quando le temperature scendono sotto lo zero. Arrivano qui con segni di congelamento. Alcuni perdono addirittura le dita dei piedi”. “Il Papa ha il coraggio di dire parole anche scomode. Ma mette al cuore dei suoi discorsi e delle sue azioni la fraternità e l’alterità”, dice la presidente del Secours Catholique. Alla domanda sulle ragioni che spingono la Francia a dire no ai migranti giunti in Italia, risponde: “Forse le persone hanno paura dello straniero semplicemente perché non lo conoscono. Forse sono decisioni dettate da motivi elettorali. Certamente, la paura non aiuta, induce a comportamenti di chiusura ma se si riesce a rompere questi ingranaggi, credo che possiamo tutti diventare una società più fraterna”.