“Parlare della pace significa parlare di un obiettivo, di un obiettivo che può essere raggiunto. Deve essere il termine degli sforzi congiunti, convergenti di tutti. Quotidianamente veniamo investiti da notizie di guerra, a cui purtroppo ci stiamo abituando, così come non avvertiamo con orrore il dilatarsi di una rete di inimicizia che coinvolge anche l’Armenia, che coinvolge la Siria, che coinvolge il Congo, che coinvolgono i nostri Paesi, che coinvolgono le persone. Perché il tema della pace, e il tema della guerra, assume il suo valore quando pensiamo alla concretezza di vite, di mamme che piangono i loro figli morti o di persone che affrontano viaggi per un futuro migliore e che vengono poi torturati, imprigionati, magari trovano la morte in luoghi ostili”. Così mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, intervenuto questa mattina con un messaggio video all’incontro “Il valore della pace – Il ruolo dell’Italia e dell’Europa”, organizzato in occasione della Giornata internazionale della Pace dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia in collaborazione con Remind. “Noi dobbiamo guardare sempre in termini politici la vita dell’uomo, la vita di ciascun uomo per comprendere che la pace è un valore insostituibile, che non può essere garantito con un semplice equilibrio politico-diplomatico, ma con un’azione che veda la soddisfazione delle esigenze della libertà, le esigenze della dignità dell’uomo, le esigenze della solidarietà, dell’amore e le esigenze della verità”.
Il presule prosegue nel suo intervento sottolineando come la prova di Cristo debba essere l’esempio per un vivere l’amicizia tra le persone e quindi un rapporto reciproco di aiuto e di solidarietà, tenendo presente che la pace richiede il concorso di tutti e molta cultura, per elaborare i pensieri e diffonderli, senza limitarsi a frenare i nemici o affermare le pretese dei propri amici, ma parlando di pace come di ciò che garantisce la dignità dell’uomo. “La Chiesa italiana quotidianamente opera per educare operatori di pace che insieme a tutti gli uomini di buona volontà possono diffondere questo clima di amicizia”, aggiunge mons. Baturi ricordando la convocazione dei vescovi del Mediterraneo per seguire l’ispirazione di Giorgio La Pira, ma anche gli incontri a Bari nel 2020 e Firenze del 2022, dal quale è nata l’idea di coinvolgere i giovani del Mediterraneo per tessere rapporti di reciproca conoscenza e stima, di elaborare progetti di pace, di convivenza e di amicizia. “Noi siamo costretti a convivere – e questa è un’opportunità e un destino – perché sia possibile l’incontro fondato sul riconoscimento della ricchezza del patrimonio di chi mi sta accanto, di colui con cui condivido la riva dello stesso mare, ma che per questo non è mai il rivale”. La pace come vera novità che ha bisogno delle energie e delle idee dei giovani, di un futuro di grande educazione che tragga da ciascun uomo il meglio che lo caratterizza, ma anche di libertà, di incontro e di riconoscere la sacralità della coscienza dell’uomo, mai manipolabile dal potere. “L’educazione permette l’incontro e la cooperazione, perché agisce su ciò che dell’uomo è più prezioso e più libero, che è il suo cuore, la sua coscienza”, le parole del segretario generale della Cei che conclude: “Guardiamo allora a questi giovani con fiducia, volendo quasi mobilitare tutti i giovani dei nostri Paesi per un’azione di pace che va cercata, va gridata, va celebrata, va quotidianamente tessuta”.