“Dopo 18 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina stiamo ancora chiedendo il cessate il fuoco e negoziati. Non è accettabile che l’unica iniziativa di pace in campo sia quella del Vaticano. Con tutto il rispetto, penso che la pace debba essere un obiettivo anche del governo e delle forze politiche”: così si è espresso oggi Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, durante l’incontro pubblico a Roma “L’Italia ripudia la guerra”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, insieme al fondatore Andrea Riccardi e con la moderazione del giornalista Marco Da Milano. Entrambe le realtà, a distanza di quasi un anno dalla manifestazione per la pace in Ucraina del 7 novembre scorso a cui hanno partecipato insieme, invocano con forza “un negoziato e la costruzione di una nuova conferenza di pace”. “Pensare che la guerra si concluda con una delle due parti che prevale sull’altra è un disastro – ha detto Landini -. La cosa più realista è un negoziato per fermare la guerra e affrontare le questioni degli equilibri geopolitici del mondo”. “Non esistono guerre giuste e ingiuste – ha ribadito – perché non fanno altro che peggiorare le condizioni delle persone. Non solo in Ucraina e Russia ma anche in Italia. I problemi della crisi economica, dell’aumento del carrello della spesa, dell’inflazione, sono legati alla guerra, che sta dividendo e indebolendo l’Europa. Non esiste oggi una politica europea in grado di misurarsi con questi problemi. Ma fermare la guerra è interesse dell’Europa. Perché non ha seguito fino in fondo la via del negoziato? Per quale Europa voteranno i cittadini, con quali obiettivi e caratteristiche?”. E poi, riferendosi al tema delle riforme e dell’autonomia differenziata: “L’autonomia differenziata è una follia, in un Paese giù diviso e contrapposto. Davvero si pensa che l’autonomia del proprio comune o regione risolva i problemi? Oggi dire no all’autonomia differenziata significa battersi per la pace e perché la Costituzione sia applicata. Essere a favore della pace non è solo un elemento di schieramento ma pensare al futuro che vogliamo avere. Significa assumere una lotta senza quartiere alla guerra, lavorando per la ripresa dei negoziati”. A proposito degli sbarchi di migranti, con la narrazione governativa “che noi saremmo un mondo invaso da quelli che scappano dalla guerra, dalle miserie”, ha osservato: “Io vedo una contraddizione. A parte che molti non vogliono fermarsi nel nostro Paese, ma questa cosa viene utilizzata per non parlare di un altro tema: abbiamo più giovani italiani che ogni anno se ne vanno via dal nostro Paese e non tornano”. “Il problema in Italia non è chiudere i porti ma gli aeroporti – ha scandito -. Qui non possono realizzarsi in modo dignitoso, mentre all’estero apprezzano le loro competenze e capacità, intanto il Paese invecchia, in tutti i sensi”.