“Carissimo Santo Padre, benvenuto, finalmente, in Mongolia! Queste terre attendono da più di due decenni la visita del vescovo di Roma”. Ha esordito così mons. José Luis Mumbiela Sierra, vescovo della Santissima Trinità in Almaty e presidente della Conferenza episcopale dell’Asia Centrale, nel rivolgere un discorso di saluto al Papa, in occasione dell’incontro di Francesco con con vescovi, sacerdoti, missionari, consacrati e consacrate e operatori pastorali presso la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, a Ulaanbaatar, durante il viaggio apostolico in Mongolia. “Le cose sono un po’ cambiate da allora. Ricordiamo le parole di Gesù, nostro Signore: ‘Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno’ (Mc 13,31). Le circostanze storiche dei popoli sono temporanee, ma rimane sempre piena di attualità e di vitalità la promessa del Signore: ‘Io sarò con voi’ (Mt 28,20). In questi giorni, la presenza del successore dell’apostolo Pietro in mezzo a noi è una testimonianza viva e gioiosa che giustifica la speranza di tanti secoli, è come una teofania che ci accompagna e ci stimola nel nostro pellegrinaggio come Chiesa missionaria. In Asia sappiamo cosa significa vivere di speranza. E ora siamo anche convinti che ‘la speranza non delude’ (Rm 5,5)”.
“Noi che viviamo nei territori della Grande Steppa siamo abituati a contemplare la splendida immensità del cielo permanentemente blu. Santo Padre, come possiamo essere messaggeri fedeli delle parole e delle benedizioni eterne ed evitare di essere mestieranti di pensieri e approcci invasi dalla temporalità? Come non deludere le attese di chi aspetta da noi una continua testimonianza dell’Eterno? Sappiamo di essere messaggeri della Buona Novella che porta la Vita, la Gioia e la Speranza, ministri dei sacramenti che portano la salvezza e la santificazione a ogni uomo, emissari della misericordia che abbraccia, unge, guarisce, eleva e unisce. Tuttavia avvertiamo anche quella ‘forza di gravità’ che ci attrae verso le cose del mondo, caduche e sterili”, ha affermato mons. Mumbiela Sierra.
Il vescovo ha aggiunto: “Alla fine, Santo Padre, come potrà vedere, qui in Mongolia quasi tutti i missionari sono venuti da altri Paesi e continenti; ma come in tutte le nostre comunità dell’Asia centrale, nessuno è straniero, perché in seno alla Chiesa cattolica nessuno è straniero. La Chiesa crea fraternità perché la Chiesa ‘è fraternità’”. “Santo Padre, sempre uniti alle sue intenzioni, chiediamo la sua parola e la sua implorazione delle benedizioni celesti. Grazie tante per essere venuto a casa nostra, alla nostra gher”, ha concluso.