“Sono onorato di essere qui, felice di aver viaggiato verso questa terra affascinante e vasta, verso questo popolo che ben conosce il significato e il valore del cammino. Immagino di entrare per la prima volta, con rispetto ed emozione, in una di queste tende circolari che punteggiano la maestosa terra mongola, per incontrarvi e conoscervi meglio”. Con queste parole Papa Francesco ha aperto l’incontro con le autorità politiche e religiose, il Corpo diplomatico, gli imprenditori e i rappresentanti della società civile e della cultura della Mongolia, meta del suo 43° viaggio apostolico. Dopo essersi definito “pellegrino di amicizia”, il Papa ha ribadito le “moderne” relazioni diplomatiche tra la Mongolia e la Santa Sede. Poi, evocando l’immagine dei “bambini delle vostre campagne che stendono lo sguardo sul lontano orizzonte”, ha invitato i presenti riflettere e a fare lo stesso. “Fa bene anche a noi abbracciare con lo sguardo l’ampio orizzonte che ci circonda, superando la ristrettezza di vedute anguste e aprendoci a una mentalità dal respiro globale”. Dopo aver ricordato le bellezze del territorio mongolo e l’esperienza del nomadismo, il Papa ha sottolineato il valore e la concretezza della sapienza del popolo mongolo. “La vostra sapienza, sedimentata in generazioni di allevatori e coltivatori prudenti, sempre attenti a non rompere i delicati equilibri dell’ecosistema, ha molto da insegnare a chi oggi non vuole chiudersi nella ricerca di un miope interesse particolare, ma desidera consegnare ai posteri una terra ancora accogliente, una terra ancora feconda. Quello che per noi cristiani è il creato, cioè il frutto di un benevolo disegno di Dio, voi ci aiutate a riconoscere e a promuovere con delicatezza e attenzione, contrastando gli effetti della devastazione umana con una cultura della cura e della previdenza, che si riflette in politiche di ecologia responsabile”.