“L’agire di Dio nei nostri confronti è libero e gratuito. Dio non è vincolato ai nostri schemi mentali e non è vincolato nemmeno ai nostri meriti, ma agisce in base alla sua bontà, che è senza misura e gratuita”. Sono i due aspetti che emergono dalla parabola degli operai mandati nella vigna secondo padre Francesco Patton, custode di Terra Santa.
Nel suo commento settimanale al Vangelo della Domenica (la prossima 24 settembre), pubblicato da “Vita Trentina”, settimanale della diocesi di Trento, con un’illustrazione di Fabio Vettori, il creatore della nota serie grafica “formiche”, il custode parla di “parabola irritante proprio perché il suo obiettivo non è quello di insegnarci quale debba essere il salario minimo sindacale o come si stabilisca la paga dei dipendenti. Gesù ci presenta un racconto con una conclusione irritante proprio perché vuol farci riflettere provocandoci e mettendo in crisi una mentalità che applica i criteri sindacali non solo al calcolo degli stipendi ma anche alla salvezza, che in realtà otteniamo ‘per sola divina misericordia’, come ricorda Francesco d’Assisi”. Gesù vuol far capire “a chi è da sempre religioso che anche per i peccatori e per i lontani c’è la possibilità di incontrare Dio, nonostante una disastrosa storia personale. Purché davanti all’invito di Gesù e nell’incontro con lui accolgano l’invito ad entrare nel regno di Dio e si lascino raggiungere dalla misericordia smisurata di Dio”. Nel sottolineare la bontà gratuita di Dio nei confronti del nostro prossimo”, Patton avverte che “la tentazione di essere invidiosi è accovacciata dentro il nostro cuore e sempre pronta a risvegliarsi. Così la tentazione di indignarsi interiormente e di scandalizzarsi prende fuoco perché qualcuno che ci sembra più peccatore di noi alla fine ottiene da Dio lo stesso perdono, gli stessi benefici che otteniamo noi e per di più senza aver neanche fatto la nostra stessa fatica! Anche questo è un atteggiamento religioso sbagliato, e sottintende l’idea che ciò che Dio mi darà mi è dovuto”. Se Dio è buono, conclude il custode, “vale la pena rallegrarsi. Se la ‘paga’ di fine giornata è la comunione con Lui, vale la pena desiderarla ed invocarla per tutti. Se talvolta ci sembra inutile faticare fin dalle prime ore per esser pagati come quelli dell’ultima, teniamo presente che lavorare nella vigna del Signore è già essere nella comunione con Lui, è già poter gioire della sua bontà infinita”.