Settimana sociale di Trieste: mons. Renna (Comitato scientifico), “non un evento, ma un popolo che cerca di vivere la cittadinanza e i valori che lo caratterizzano”

(Milano) “Sono giunte alla cinquantesima edizione, ma non sono una celebrazione del passato: le Settimane sociali dei cattolici, nate nel 1907 e da allora sempre ben radicate con il cuore e la mente nel proprio tempo, approderanno a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024 con il desiderio di stare nel presente e di guardare al futuro”. Lo ha affermato mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, intervenendo oggi all’Università Cattolica di Milano all’evento di presentazione della 50ma edizione che si terrà a Trieste. “Siamo in pieno cammino sinodale della Chiesa italiana, in cui i temi di carattere sociale – ha osservato Renna – sono emersi costantemente nei cinquantamila cantieri, segno che i credenti si sentono corresponsabili della vita del Paese. Siamo in tempo di lettura sapienziale e cosa è la Settimana sociale se non un grande appuntamento di discernimento? Le Settimane non sono un evento o una serie di eventi, ma un popolo che da più di cento anni cerca di vivere la cittadinanza, la presenza, la ricchezza dei valori che lo caratterizzano nel nostro Paese e nell’Europa, con lo sguardo aperto sul mondo”.
Sul titolo scelto per Trieste: “torna nel 2024, e non a caso, il tema della partecipazione alla vita democratica, non solo in un anno in cui saranno celebrati i 75 anni della Carta della nostra democrazia, ma in un tempo in cui notiamo una più timida partecipazione alla vita democratica e abbiamo il desiderio di far emergere il meglio di quanto è già presente nel nostro Paese”.
“La nostra non sarà più semplicemente la ‘Settimana dei cattolici italiani’, ma dei ‘Cattolici in Italia’, in segno di apertura e di riconoscimento della presenza nel nostro Paese e nelle nostre comunità di persone provenienti da tanti luoghi del mondo, da Paesi cristiani ma non solo, da Paesi in guerra, da Paesi dove la democrazia e i diritti umani vengono negati”. Questa “inclusione risponde alle dinamiche di fraternità a cui ci apre il Vangelo e a cui ci educa costantemente la dottrina sociale della Chiesa”.

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