“Sono passati trent’anni dalla sera del 15 settembre 1993, quando il caro don Pino Puglisi, sacerdote buono e testimone misericordioso del Padre, concluse tragicamente la sua esistenza terrena proprio in quel luogo dove aveva deciso di essere ‘operatore di pace’”. Sono queste le parole che, nell’imminente anniversario, con una lettera indirizzata all’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, Papa Francesco ha voluto rivolgere alla memoria del parroco siciliano freddato a bruciapelo dalla criminalità organizzata proprio la sera del suo cinquantaseiesimo compleanno. Per la ricorrenza, proposto dal Gruppo editoriale Il Pozzo di Giacobbe (www.ilpozzodigiacobbe.it/padrepinopuglisi), esce in libreria “Padre Pino Puglisi. Un leone che ruggisce di disperazione”, curato da Augusto Cavadi e padre Cosimo Scordato. Nel trentennale del brutale assassinio,, viene dunque offerto un inedito profilo di don Pino scritto da due testimoni che lo hanno personalmente conosciuto: uno studioso del fenomeno mafioso e un teologo cattolico che provano, in una sorta di dittico, a rileggere il “caso Puglisi” in prospettiva costruttiva, secondo una lettura critica fra Chiesa cattolica e mafia. Ossia, cosa possono fare le agenzie educative per contribuire a disarmare il sistema di dominio mafioso e a svelarne definitivamente le radici culturali ed etiche. La mafia ha “rispettato” la Chiesa nella misura in cui essa non ha messo in discussione il suo controllo del territorio ed il prete, tutto casa e chiesa e promotore di processioni, è colui che “campa e fa campari”. Tuttavia, spiegano gli autori, don Pino e venuto allo scoperto, ha scelto di uscire dalla sagrestia e di vivere fino in fondo le difficoltà, i rischi e le speranze della sua gente. “Pur dovendo fronteggiare anche sul piano emotivo le provocazioni che aveva subìto – evidenzia don Scordato -, lui non indietreggia dinanzi all’escalation mafiosa. Piuttosto, da un lato cerca di tenere lontano tutte le persone che potevano trovarsi esposte a pericoli, ritrovandosi insieme con lui nei momenti critici; dall’altro lato egli resta al suo posto a portare avanti il suo ministero con regolarità, senza alcun suo allontanamento dal territorio parrocchiale”.