“Nelle zone terremotate c’è ancora molta gente che dorme all’addiaccio. In alcuni villaggi sono arrivate delle tende, molte persone sono state accolte in edifici più sicuri ma in altre regioni ci sono persone che dormono in terra. Per fortuna hanno ricevuto almeno delle coperte ma c’è urgente bisogno di alloggi”. A raccontare la situazione al Sir da Rabat, capitale del Marocco, è Tifwat Belaid, senior programme manager di ActionAid, che sta lavorando incessantemente dal giorno del sisma di magnitudo 6,8 di venerdì 8 settembre nelle regioni vicino a Marrakech, nel sud del Paese. ActionAid, che opera in Marocco da 20 anni a Rabat e Tangeri nella tutela dei diritti delle donne giovani e migranti, è stata subito operativa attraverso i suoi partner locali nelle zone colpite di Al-Haouz, epicentro del terremoto, El Chaoud, Taroudant, Azilal, Chichaoua e Ouarzazate, nella catena montuosa dell’Atlante. Un team di ActionAid è lì in queste ore per valutare i bisogni. È già iniziata una distribuzione di cibo, acqua, vestiti e kit di aiuti. “Decine di migliaia di persone hanno perso la casa ma non ci sono cifre ufficiali sugli sfollati”, riferisce Belaid: “I bisogni cambiano di giorno in giorno. Servono coperte per proteggersi dal freddo e soprattutto rifugi. I feriti sono stati portate in ospedale dalle forze armate reali ma c’è tanto bisogno di farmaci per i malati che si trovano isolati e senza cure. Noi cerchiamo di far giungere questi aiuti direttamente o attraverso i partner locali”.
“Le strade di alcuni villaggi sono bloccate, quindi bisogna aspettare che siano accessibili – spiega –. È necessario fare uno sforzo per coordinarsi tra tutti coloro che si stanno occupando degli aiuti per cercare di capire chi ha bisogno di cosa e come raggiungerli. Gli aiuti umanitari marciano in parallelo con gli sforzi delle forze armate e delle autorità locali”. “Al momento non c’è un coordinamento ufficiale – precisa – ma la polizia, la gendarmeria e le autorità locali aiutano molto le carovane di aiuti umanitari a raggiungere le zone più impervie sulle montagne”. In mezzo a tanta catastrofe l’aspetto più positivo “è stato la solidarietà di tutti i marocchini: tutti si stanno mobilitando per donare coperte, tende, farmaci e denaro. C’è un grande sentimento di fierezza e unità. Molti di noi conoscono persone nelle zone terremotate o fanno escursioni nelle montagne dell’Atlante, per cui siamo particolarmente toccati”. L’operatrice umanitaria parla di una grande mobilitazione anche da parte della comunità internazionale. “Molte organizzazioni internazionali come ActionAid si sono attivate – conclude –, tutti i marocchini sono grati. Ora ci sono tante persone e realtà impegnate sul campo ma poi bisognerà pensare alla ricostruzione, alla casa e al lavoro, ma anche alla ricostruzione del tessuto comunitario e sociale”. Intanto è salito il bilancio ufficiale dei morti, almeno 3.000, con 5.530 feriti. Secondo l’Unicef sono oltre 100mila i bambini colpiti.