“Abbiamo l’urgenza di ascoltare il grido soffocato della pace. Dialogare oggi, mentre parlano le armi, non indebolisce la giustizia ma crea le condizioni di una nuova architettura di sicurezza per tutti. Ripartiamo insieme dal dialogo che è la medicina più efficace per la riconciliazione dei popoli. La pace è sempre possibile!”. Riuniti a Berlino nello spirito di Assisi, rappresentanti delle religioni mondiali, dopo aver pregato ciascuno secondo la propria tradizione religiosa, si sono riuniti in Pariser Platz ed hanno lanciato questo Appello di pace. “Sentiamo oggi con più forza la nostra responsabilità e insieme ci facciamo mendicanti di pace. Non basta la prudenza, è il tempo dell’audacia!”, dicono i leader religiosi. “Per questo, a nome di chi non ha voce, diciamo forte: Nessuna guerra è per sempre! Pace non significa arrendersi all’ingiustizia: significa uscire dall’ingranaggio del conflitto che rischia di ripetersi all’infinito e che nessuno sembra più riuscire a controllare”. I partecipanti all’Incontro di Berlino mettono in guardia sulle conseguenze nefaste della guerra. “La guerra – dicono – è la negazione del destino comune tra i popoli, è la sconfitta dell’umanità. Chi la inizia si prende una responsabilità enorme davanti all’umanità”. Gli esponenti religiosi puntano il dito in particolare all’uso delle “armi micidiali che uccidono tanti e seminano lutti e provocano gravi conseguenze ambientali”. Le guerre, le pandemie e il cambiamento climatico, gli spostamenti delle popolazioni e le disuguaglianze hanno conseguenze per tutti. “Nessun popolo, nessun continente può illudersi di rimanere immune”, scrivono i leader religiosi che aggiungono: “Siamo consapevoli che o riusciremo a porre fine alle guerre o le guerre porranno fine all’umanità. Il mondo, la nostra casa comune, è uno solo: ci è stato dato in eredità e tale lo dobbiamo lasciare alle future generazioni. Liberiamolo dall’incubo nucleare! Ripartiamo con la politica del disarmo, fermiamo subito il rumore delle armi. Per questo occorre l’audacia della pace, il coraggio di cominciare a parlarsi mentre c’è ancora la guerra”.