Tutto il Sinodo greco-cattolico ucraino ha celebrato ieri, all’altare della Cattedra di San Pietro, i 400 anni del martirio di San Giosafat, ma anche i sessanta anni da quando, il 22 novembre 1963, Paolo VI volle che il corpo del santo caro agli ucraini fosse traslato a fianco di quello di San Pietro, proprio mentre al Concilio Vaticano II si parlava di ecumenismo. La Divina Liturgia – informa oggi un comunicato della Chiesa greco-cattolica ucraina – è stata presieduta da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, e concelebrata da tutti i membri del Sinodo, che si riunisce a Roma dal 3 al 13 settembre. Al termine della Divina Liturgia, il card. Leonardo Sandri, vice decano del Collegio Cardinalizio e prefetto emerito del Dicastero per le Chiese Orientali, ha rivolto un indirizzo di saluto ai presenti ripercorrendo il suo particolare rapporto con l’Ucraina. Il cardinale era tornato in Ucraina da prefetto nel 2017, arrivando fino ai territori del conflitto che era iniziato nel 2014 con l’annessione della Crimea e le autoproclamate repubbliche di Donbass e Luhansk, arrivando a toccare le “ormai tristemente note” città di Sloviansk, Kramatorsk e Kharkiv. Di quel viaggio, Sandri si dice debitore anche dell’Arcivescovo (e cardinale preconizzato) Claudio Gugerotti, suo successore alla guida del dicastero e allora nunzio in Ucraina. “Siamo certi che i dardi infuocati della nostra preghiera giungono al cielo di Dio, con la speranza”, aggiunge, che possano suscitare “la conversione e la cessazione di ogni violenza”.