Martiri: il 10 settembre la beatificazione della famiglia polacca Ulma. Un libro ne racconta la storia

Foto dal libro "Uccisero anche i bambini" (Ed. Ares)

Il 10 settembre per desiderio di Papa Francesco, la Chiesa proclama martiri e beati i 9 componenti della famiglia polacca degli Ulma: padre, madre e 7 figli (di cui l’ultimo sul punto di nascere) giustiziati nella loro casa dai nazisti. La loro colpa? Avere ospitato clandestinamente 8 ebrei. La loro storia è raccontata in esclusiva per le Edizioni Ares nel volume “Uccisero anche i bambini” (pp. 152, euro 15), in uscita a fine agosto. È il frutto di un’accurata inchiesta giornalistica compiuta dalla vaticanista Manuela Tulli insieme con Pawel Rytel-Adrianik, responsabile della sezione polacca di Vatican News e di Radio Vaticana, che si è sviluppata sui luoghi dove la famiglia Ulma ha vissuto e che ha potuto attingere alle fonti del processo di beatificazione. Due contributi del card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santim, e di mons. Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, introducono alla lettura.
In un villaggio della Polonia, Markowa, viene sterminata un’intera famiglia: Józef e Wiktoria, con i loro bambini Stasia, Basia, Władziu, Franio, Antoś, Marysia Ulma e un piccolo ancora nel grembo della mamma. Nove persone soppresse perché “colpevoli”, secondo i nazisti tedeschi che per questo punivano con la pena di morte, di avere nascosto nella loro casa 8 ebrei, delle famiglie Goldman, Grünfeld e Didner, uccisi con loro nello stesso giorno. È la storia della famiglia Ulma, “Giusti tra le nazioni”, che è l’onore più grande che lo Stato d’Israele concede a non ebrei, e beati per la Chiesa cattolica. Sono stati riconosciuti tutti “martiri”. Un gesto compiuto per amore, il loro, che gli ha guadagnato il soprannome di “samaritani di Markowa”. Il libro intreccia la vicenda degli Ulma con quella della Seconda guerra mondiale e della persecuzione degli ebrei. Molti di loro vennero sterminati nei campi di concentramento, altri fucilati nei ghetti. Ma alcuni morirono a casa delle persone che avevano deciso di non voltarsi dall’altra parte, aiutandoli anche al costo di perdere la propria vita. È anche la storia della “guerra insensata”, come spesso dice Papa Francesco, che produce orrori e dolore dei quali l’umanità sembra talvolta non conservare memoria.

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