Nel secondo trimestre del 2023 la violenza ad Haiti ha subito un ulteriore aumento del 14% rispetto al primo trimestre, con 1.860 persone uccise, ferite o rapite. Lo denuncia il periodico rapporto dell’ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti, diffuso ieri.
L’aumento della violenza delle bande resta soprattutto concentrato nella capitale Port-au-Prince e nel suo hinterland, con quasi 300 persone uccise o ferite dai cecchini nel quartiere povero di Cité Soleil.
Tra le persone uccise da aprile a giugno, vanno registrati 13 agenti di polizia e più di 460 membri di bande, la maggior parte dei quali sono stati linciati, oppure uccisi in sparatorie con la polizia. Almeno 230 presunti membri di bande criminali sono stati uccisi a seguito della rivolta civile, soprannominata “bwa kale”, una sorta di contro-reazione dal basso contro le bande criminali, attraverso metodi violenti. Altre 298 persone sono state rapite nello stesso periodo, con un calo del 24% rispetto al trimestre precedente. Quasi la metà dei rapimenti è avvenuta nella regione di Artibonite, a nord di Port-au-Prince.
Secondo le Nazioni Unite, le bande continuano a ricorrere a stupri e mutilazioni per incutere paura e punire chi vive in aree controllate dai rivali. Almeno 49 donne a Cité Soleil sono state violentate ad aprile mentre cercavano di sfuggire alla violenza delle bande, e sette di loro sono state successivamente uccise. Le bande sono state anche accusate di aver saccheggiato o dato fuoco a circa 100 case tra aprile e giugno.