“Ci affidiamo alla intercessione di sant’Abbondio, perché anche noi, come Lui, sappiamo testimoniare Cristo” portando “gioia e speranza evangelica nei diversi ambiti del nostro impegno (familiare, sociale, professionale, ecclesiale) in questa stagione che ci è data da vivere”. Ha esordito così il card. Oscar Cantoni, vescovo di Como, nell’omelia della messa pontificale presieduta ieri pomeriggio in cattedrale per la solennità del patrono Sant’Abbondio. Dal presule l’auspicio che “gli orientamenti emersi dal Sinodo diocesano appena concluso” siano “progressivamente incarnati all’interno della nostra vita ordinaria”, fino a strutturare “il vissuto, cioè il nostro modo di essere cristiani e di impostare la vita delle nostre comunità, in modo che la dimensione della misericordia sia l’orientamento fondante di ogni nostra scelta”. A queste intenzioni, ha annunciato il presule, “è finalizzata la prossima visita pastorale ai vicariati” indetta ufficialmente oggi, festa del patrono, “per fissare lo sguardo sui tre snodi attraverso cui la misericordia si attua: la missionarietà, la sinodalità e la ministerialità”. Primo obiettivo, “una progressiva trasformazione missionaria della Chiesa”. Secondo Cantoni, occorre inoltre “costruire una Chiesa più sinodale, in cui viene riconosciuta la comune dignità battesimale e dove la corresponsabilità di tutti i cristiani nella missione siano non solo affermate, ma anche esercitate e praticate”. Quindi ministerialità “quale esigenza della vocazione missionaria di ogni credente. Per questo, sarà necessario promuovere e accompagnare percorsi formativi in vista dello sviluppo dei ministeri istituiti: lettorato, accolitato e ministero del catechista, prevedendo anche l’istituzione di ministeri di fatto, auspicati nel nostro Libro sinodale”, ossia “quello della accoglienza, della consolazione e della compassione”. Tre pilastri, insomma, che “si alimentano e si sostengono vicendevolmente, alla luce di un unico denominatore comune, quello della misericordia”. “Occorre che tutti ci impegniamo insieme – ha concluso – perché gli orientamenti sinodali possano trovare davvero una reale incarnazione all’interno delle nostre comunità, come anche nella vita personale”.