(da Lisbona) “Una pace giusta è una pace degna di Dio. Una pace che non ha rispetto per l’essere umano non è una pace vera, una pace in cui manca un rapporto di riconoscenza e anche un rapporto con la dignità di ogni persona non è una pace vera. Allora la pace giusta è una pace che lascia alle persone la possibilità di vivere la propria vita secondo il pensiero di Dio, senza rubare né deportare nulla”. Lo ha detto questa mattina mons. Maksym Ryabukha (vescovo ausiliare dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk) ai media Cei a margine della visita “a sorpresa” di tre vescovi ucraini a Casa Italia, punto di riferimento per i pellegrini che dal nostro Paese sono arrivati a Lisbona per la Gmg. “Ci è difficile vedere i passi concreti della pace”, confida il vescovo ucraino, “perché il tempo passato nella guerra è molto lungo ma Dio sa fare i miracoli anche nei momenti meno attesi. Per noi la speranza è un concetto molto importante”, “l’importante – aggiunge il presule – è che non si perda la vera umanità nel cercare la pace”. Parlando quindi della visita questa mattina ai vescovi italiani, mons. Ryabukha ha detto: “È un’occasione di fraternità ma anche di riconoscenza per tutto quello che l’Italia, come Chiese e come popolo, stanno facendo da molto tempo per aiutare il popolo ucraino ed è anche un momento di fraternità e di gioia insieme ai giovani italiani perché la Gmg è un momento di festa. Siamo qui anche per poter raccontare la nostra realtà, per condividere le storie concrete e il vissuto del nostro popolo. “Per cercare la pace, bisogna capire quale pace cerchiamo, quale pace vogliamo, bisogna capire che cosa sogniamo e cosa guardiamo con gli occhi di Dio e allora questi momenti di incontro sono sempre molto utili per avere una veduta più larga e provare a capire insieme lo sguardo Dio sulla storia e sulle risposte alle domande profonde che si sono oggi”.