“C’è spazio per la pace ma bisogna cercarla in tutti i modi e ognuno deve fare la sua parte perché questa pace venga presto”. Intervistato questa mattina dai media Cei, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, risponde alle domande sul difficile cammino della pace, nel giorno in cui tre vescovi ucraini, a sorpresa, hanno visitato a Lisbona “Casa Italia”. “Non può non esserci la pace perché senza la pace, c’è soltanto la fine, c’è la morte. Non si può vivere con la guerra. Anche se gli uomini si abituano a tutto. La guerra spegne la vita e la vita non riprende automaticamente con la fine della guerra”. Papa Francesco ha parlato di una “offensiva della pace”. Cosa significa in concreto? “Non abituarsi alla guerra, star male”, risponde il cardinale. “Perché, quando si ascoltano le notizie di morte, di violenza, di scontri, dobbiamo sempre pensare che ci sono persone che muoiono. Come ci mostra concretamente Papa Francesco, con il suo non darsi pace, con il suo cercare continuamente la spinta e le vie sia per consolare nelle sofferenze ma anche per aprire spazi per mettere fine al conflitto. Vedo che c’è tanta solidarietà. Sono qui presenti tre vescovi dell’Ucraina che hanno tanti legami con la Chiesa italiana e questo legame li conforta, dà speranza, e dà anche concretamente risposte, perché c’è una sofferenza non solo terribile della guerra, ma c’è anche il dramma dei profughi, di quelli che hanno perso tutto, che vivono in una situazione di totale incertezza. C’è quindi lo sforzo di non far mancare la vicinanza e la solidarietà concreta. E poi, continuare a pregare e trovare tutti i modi per porre fine al conflitto”.