In un comunicato diffuso ieri, la Conferenza episcopale colombiana ha accolto con favore l’inizio del cessate il fuoco bilaterale, nazionale e temporaneo, concordato l’8 giugno scorso tra il Governo nazionale e l’Esercito di liberazione nazionale – Eln, al termine del terzo ciclo di colloqui all’Avana (Cuba). Inoltre, i vescovi esortano le parti a mantenere gli sforzi per “raggiungere un cessate il fuoco definitivo e la cessazione delle ostilità”, nonché a perseverare nel processo “affinché sia il dialogo sociale a gettare le basi per la tanto agognata pace”. Nel messaggio, i vescovi esprimono anche la loro vicinanza e solidarietà alle numerose comunità che sono state colpite dagli scontri avvenuti in questo periodo di conflitto in diverse regioni del Paese. La molteplicità degli attori armati sul territorio, infatti, unita ai fortissimi interessi che danno vita ad attività illegali e violente, a partire dal narcotraffico, stanno rendendo il processo di pacificazione nel Paese molto lento e contraddittorio. Nei giorni scorsi i vescovi di Pasto, Ipiales e Tumaco, diocesi del dipartimento meridionale di Nariño, avevano rivolto un accorato appello per far cessare la violenza in quei territori. La Chiesa è inoltre in prima linea a Buenaventura, il maggior porto colombiano, nell’aprire il dialogo con le bande criminali. “Protagonisti del dialogo – spiega l’esperto di diritti umani Cristiano Morsolin – sono il vescovo, mons. Rubén Darío Jaramillo e il sindaco Victor Vidal, ex leader dello sciopero civico del 2017 e animatore dei movimenti sociali afro che si ispirano nel magistero del vescovo primo vescovo di Buenaventura, mons. Gerardo Cano. L’Alto commissario per la Pace Danilo Rueda (stretto collaboratore del gesuita Javier Giraldo) è stato invitato a partecipare ai colloqui”. “Dobbiamo essere artigiani della pace, affinché non ci siano più dolore e sangue nel porto. Abbiamo chiesto a Dio e al governo di aiutarci in questo”, ha detto mons. Jaramillo, nella qualità di rappresentante della Chiesa cattolica ai colloqui tra i leader delle bande “Shottas” ed “Espartanos” e il Governo nazionale.
In prospettiva, secondo l’arcivescovo emerito di Cali, Darío de Jesús Monsalve, tra i facilitatori nel dialogo con l’Eln, serve un’opzione chiara e forte, per uscire dalla spirale di violenza. “Ciò implica – afferma – una politica di pace che affronti l’intero quadro socio-strutturale dell’omicidio; un sistema giudiziario con organi investigativi forti, indipendenti e oggettivi; il disarmo sociale e lo smantellamento della sicurezza privata; il ‘Non uccidere’ come mandato per la convivenza”.