La Chiesa “non è un museo di archeologia: alcuni la pensano così, ma non è così”. Lo ha ribadito il Papa, incontrando i rappresentanti di alcuni Centri di assistenza e di carità, incontrati nel Centro Paroquial de Serafina. “È l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato”, ha proseguito Francesco: “La fontana serve per dissetare i viandanti che arrivano, con il peso e le fatiche del loro cammino”. “Concretezza, dunque, attenzione al ‘qui e ora’, come già state facendo, con cura dei particolari e senso pratico, belle virtù tipiche del popolo portoghese”, l’invito del Papa, che poi ha abbandonato il testo scritto, consegnandolo. “Non c’è un amore astratto”, ha proseguito a braccio: “c’è l’amore concreto, bisogna sporcarsi le mani”. Di qui le domande che ciascuno di noi deve porsi: “L’amore che sento è concreto o astratto? Mi dà senso la povertà degli altri? Cerco sempre una vita distillata, quella che esiste nella mia fantasia ma non esiste nella realtà?”. “Quante vite distillate inutili, che passano attraverso la vita senza lasciare traccia, perché a loro vita non ha peso!”, ha esclamato Francesco sempre fuori testo: “E qui invece abbiamo una realtà che lascia tracce, che sta lasciando una traccia che va a vantaggio degli altri”. “Potrebbe esistere una Gmg senza tener conto di queste realtà? No!”, il monito del Papa: “Voi generate vita continuamente, col vostro sporcarvi le mani, e vi ringrazio per questo con tutto il cuore. Non vi scoraggiate, e se vi scoraggiate prendete un bicchiere d’acqua e andate avanti!”.