È indirizzato ai ministri dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti e al ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella l’appello lanciato dalla Fism-Federazione italiana scuole materne – che mira ad ottenere un contributo strutturale per i suoi presidi educativi non profit che in Italia sono quasi novemila, frequentati da circa mezzo milione di bambini.
Nell’appello, il presidente nazionale della Fism, Giampiero Redaelli, espressa gratitudine per aver potuto illustrare in più sedi la grave situazione in cui versano le scuole paritarie dell’infanzia, non solo ribadisce l’urgenza di trovare soluzioni per scongiurare la chiusura di molti servizi, ma invita a considerare le possibilità offerte dalla legge 32/2022 che attraverso l’articolo 2 prevede “misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, anche per l’intero ammontare, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi per l’infanzia, secondo i requisiti di accreditamento previsti dalla normativa vigente, e delle scuole dell’infanzia”.
Secondo Redaelli, poiché per il calo demografico parte dei fondi per la natalità e delle risorse per l’assegno unico universale nel 2023 resterà ancora disponibile, ad essa il governo dovrebbe attingere per andare incontro alle difficoltà di queste scuole che sebbene non statali assolvono pienamente un servizio pubblico anche in zone periferiche del Paese. “Dei 18,6 miliardi messi a bilancio, inclusi i 409 milioni per dare copertura alle maggiorazioni introdotte quest’anno, resteranno fino a due miliardi di fondi residui. ….Chiedo che una parte di questi fondi (200 milioni) possa essere investita strutturalmente per garantire almeno lo status quo”, scrive Redaelli, a nome della Fism, nella lettera ai ministri, dichiarandosi rassicurato dal fatto che la premier Giorgia Meloni già durante il primo Consiglio dei ministri chiese di “individuare soluzioni ed investimenti concreti proprio sullo sviluppo della natalità anche in termini di conciliazione dei tempi di famiglia e lavoro con particolare riferimento a quello femminile”.
Obiettivi che non possono trascurare l’offerta educativa della Fism, che oggi copre oltre un terzo di quella presente su tutto il territorio nazionale per il segmento Zero-Sei anni. “Meno scuole, meno servizi, meno lavoro femminile, danno alle famiglie, in particolare alle donne lavoratrici”, è la sintesi del presidente Redaelli, che – pur consapevole delle numerose attese legate al recupero di risorse nella Legge di Bilancio 2024 – spera davvero nell’arrivo della piena parità attesa da anni.