Gmg Lisbona: mons. Tomasi (Treviso), “aprirci nei confronti di chi è più piccolo, di chi è più povero, di chi è escluso”

“Amicizia sociale: due parole che la nostra società direbbe che non stanno assieme, la relazione di amicizia e la vita in società, così come sembrano distanti le parole’ fraternità universale’, ma è l’insegnamento di tutta la Dottrina sociale della Chiesa, che ci dice qual è la conseguenza di vivere secondo il Vangelo. Ma come può l’amicizia diventare qualcosa che alimenta la vita della società, della politica, dell’economia, del nostro vivere insieme?”: è su questo tema mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, ha tenuto questa mattina, la catechesi nella parrocchia di San Miguel, a Sintra, con gruppi di giovani francescani, e di alcune diocesi, tra cui Siracusa, Gorizia e Iglesia, riuniti in uno dei “Rise Up” (“Alzati”) della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. “L’aprirsi agli altri di questi giorni – ha sottolineato il vescovo Tomasi -, nella bellezza della diversità, della differenza delle forme, delle lingue, ci fa stupire della bellezza dell’uguale identità umana, dell’uguale dignità. Ecco che possiamo aprirci nei confronti di chi è più piccolo, di chi è più povero, di chi è escluso, di chi è ferito dalla vita, di chi è ammalato, di chi non ha amici spesso perché non ha, forse, niente da offrire”. Un processo che, se lo iniziamo, ci darà da fare, ha ricordato il vescovo, “perché incontreremo non solo relazioni umane difficili, ma anche ostacoli strutturali istituzionali, troveremo ingiustizie, troveremo un sistema economico da cambiare, troveremo una politica da rianimare con questa amicizia, troveremo una società che è a pezzi, è fatta a bolle”. “Proviamo a bucarle queste bolle – ha concluso -, e cerchiamo chi non è d’accordo con noi. Su questa strada troveremo amici improbabili, e sarà faticoso, ma sarà bello! Portiamo questa amicizia sociale nelle nostre relazioni! E quello che vogliamo nelle nostre relazioni, facciamo in modo che trovi gli spazi nella società, nella politica, nella cultura, nell’economia. Questo vuol dire partecipare alla vita, non rimanere in panchina, vuol dire darsi da fare, vuol dire sporcarsi le mani, ma poi si lavano e ce le stringiamo”.

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