“Io Gongolo lo farei beato!”: con questa battuta, sul finire della catechesi di questa mattina, mons. Luca Raimondi, vescovo ausiliare di Milano, ha strappato gli applausi – parlando della gioia, sempre presente sul volto di uno dei sette nani della favola di Biancaneve – ai numerosi giovani della Gmg presenti nella parrocchia di Porto Salvo, fuori Lisbona. Tra loro un folto gruppo di novaresi, assieme ad altri piemontesi, milanesi, toscani. La riflessione è ruotata attorno a quattro parole indicate dai giovani presenti dopo i lavori di gruppo: condivisione, coraggio, aprirsi, autenticità. La parabola del Samaritano ha fatto da sfondo alle parole del vescovo. “La fraternità – ha affermato Raimondi – è alla base del rapporto con Dio e con tutti i nostri fratelli. E quando preghiamo, non a caso diciamo ‘Padre nostro’, non ‘Padre mio’”.
“Il vero Samaritano – ha proseguito Raimondi – è colui che non passa oltre. Che non ha schifo delle ferite del viandante malcapitato. Il Samaritano è colui che, secondo l’esempio di Gesù, non ha paura di perdere tempo, e si fa carico dell’altro. Vive appieno la relazione”.
“Attenzione: Gesù alla fine dice: ‘va’ e anche tu fa lo stesso’. È il messaggio rivolto a tutti noi. Perché il cristianesimo non è una serie di prescrizioni, ma il vivere come Cristo. La fede cristiana non vi prende in giro: chiede di vivere proprio così”.